A review by dory_a
Good Girl, Bad Blood by Holly Jackson

dark mysterious tense fast-paced
  • Plot- or character-driven? Plot
  • Strong character development? It's complicated
  • Loveable characters? Yes
  • Diverse cast of characters? It's complicated
  • Flaws of characters a main focus? It's complicated

4.5

Dopo aver risolto il caso di Andie Bell - un caso che nemmeno la polizia di Little Kilton era riuscita a risolvere - Pippa Fitz-Amobi ha deciso di lasciarsi alle spalle i suoi giorni da detective: se da un lato infatti grazie alla sua indagine e ai suoi sforzi è stato possibile scoprire la verità e segreti tenuti nascosti da tempo, dall'altro hanno anche messo in serio pericolo la sua famiglia, le persone a lei care e sé stessa. Così, quando uno dei suoi amici va da lei chiedendole di indagare su suo fratello maggiore Jamie, scomparso da pochissime ore, Pip a malincuore rifiuta; l'unica cosa che può fare è recarsi dalla polizia e chiedergli di considerare Jamie una priorità. La polizia però non crede che Jamie sia un caso ad alto rischio - dopotutto non è di certo la prima volta che scappa di casa - ed è chiaro che nemmeno lei riuscirà a fargli cambia idea. A Pip quindi resta solo una cosa da fare: prendere nuovamente in mano lei la situazione ed iniziare ad indagare sulla scomparsa di Jamie; questa volta però Pip avrà contro di lei anche il tempo...riuscirà a risolvere il caso prima che sia troppo tardi?

Dopo aver letto ed adorato A Good Girl's Guide to Murder, non vedevo veramente l'ora di leggere il sequel, Good Girl, Bad Blood appunto, e scoprire quali altri misteri Holly Jackson avesse in serbo per i lettori. Vista la mia esperienza positiva con il primo volume della trilogia, non nego di aver iniziato a leggere Good Girl, Bad Blood con delle aspettative piuttosto alte; aspettative, che fortunatamente, non sono state affatto deluse, anzi: Good Girl, Bad Blood infatti mi è piaciuto più di più di A Good Girl's Guide to Murder!

In generale, ho apprezzato Good Girl, Bad Blood per tutti quei motivi per cui mi era piaciuto pure il volume precedente, con la differenza che per nel sequel l'autrice ha mostrato un bel miglioramento sotto vari punti di vista. Innanzitutto, Holly Jackson è riuscita a sfruttare ed integrare anche meglio nella storia l'elemento mix media, grazie probabilmente anche al fatto che ora Pip ha un podcast; anche in Good Girl, Bad Blood la storia viene quindi raccontata sia attraverso una narrazione tradizionale sia attraverso trascrizioni di interviste, chat tra personaggi e/o persone coinvolte nel caso, articoli, pagine di siti web, grafici, tabelle etc. con alcune novità interessanti, come per esempio l'aggiunta di vere e proprie foto scattate da "Pip" che danno un tocco di realismo in più e rendono il tutto ancora più coinvolgente.

A proposito della trama vera e propria invece, trattandosi del secondo volume della trilogia potremmo dire che in Good Girl, Bad Blood vengono portate avanti due storyline importanti; la prima è direttamente collegata a A Good Girl's Guide to Murder in quanto uno dei protagonisti del caso di Andie - ovvero Max Hastings - è sotto processo, per cui nel corso del sequel ci vengono forniti aggiornamenti su come sta andando, su quali persone vengono chiamate a testimoniare, sulle strategie adottate dagli avvocati, su come potrebbe concludere il tutto etc. Si continua quindi ad affrontare - molto bene per quanto mi riguarda - il tema dello stupro, con una particolare attenzione in Good Girl, Bad Blood a quanto siano difficili e traumatizzanti questi processi per le vittime, soprattutto quando a prendere la parola è la difesa dell'imputato.

La seconda storyline riguarda invece il nuovo caso: questa volta Pip si ritrova ad indagare sulla scomparsa improvvisa di Jamie, fratello di uno dei suoi amici più cari, e a differenza del primo volume deve tenere conto e lottare anche contro il tempo, visto che si tratta di un caso del presente e per di più di una scomparsa, dove è fondamentale trovare la vittima il prima possibile. A tal proposito, rispetto a A Good Girl's Guide to Murder, l'autrice ci presenta un mistero decisamente meno intricato, con meno segreti da svelare e meno persone coinvolte, ma altrettanto ben costruito ed appassionante. Innanzitutto, come nel volume precedente, ho avuto di nuovo l'impressione di star indagando anche io insieme a Pip, ho percepito tutta l'ansia, l'angoscia e la preoccupazione della protagonista, la paura di non riuscire a risolvere il caso prima che fosse troppo tardi. Anche in Good Girl, Bad Blood poi, sono assenti i momenti morti dato che praticamente in ogni capitolo scopriamo qualcosa di nuovo, un ulteriore tassello che per quanto piccolo è comunque fondamentale per risolvere il mistero; Holly Jackson però è bravissima pure ad ingannare i suoi lettori: tu sei finalmente sicuro di aver capito dove dovrà andare a parare la storia, di chi sia il colpevole e il suo movente quando ecco che lei stravolge tutto, facendo a pezzi il puzzle che tu avevi faticosamente messo insieme e creandone uno completamente nuovo introducendo una svolta scioccante ma comunque incredibilmente coerente con gli eventi avvenuti e gli indizi dati fino a quel momento. Tra l'altro, in alcune interviste Holly Jackson ha rivelato che, almeno inizialmente, A Good Girl's Guide to Murder era stato concepito come uno standalone, di conseguenza durante la sua scrittura è altamente probabile che non abbia pensato a come far continuare la storia di Pip e quindi ad eventuali seguiti eppure, leggendo Good Girl, Bad Blood, non si direbbe proprio: l'autrice infatti è stata bravissima nel riprendere alcune cose rimaste in sospeso nel primo volume e ad utilizzarle a suo vantaggio nel sequel, costruendo su queste questioni irrisolte un mistero sorprendente ma riuscendo allo stesso tempo ad evitare di contraddirsi e/o ad annullare gli eventi del volume precedente.

Le due storyline che troviamo in Good Girl, Bad Blood sono, all'apparenza, distinte e separate ma Holly Jackson, per quanto mi riguarda, è stata molto abile nel farle incontrare ed intrecciare in qualche modo, nello specifico è attraverso Pip e l'effetto che hanno su di lei che due storyline cominceranno quasi ad influenzarsi a vicenda. Nel corso di Good Girl, Bad Blood infatti, proprio in relazione al susseguirsi degli eventi, la protagonista di questa trilogia si ritroverà spesso a riflettere e ad interrogarsi sui concetti di bene vs. male, giusto vs. sbagliato. A tal proposito, il romanzo esplora in maniera veramente interessante questi concetti, dei quali l'autrice cerca di cogliere le mille sfumature perché si tratta solo apparentemente di concetti semplici e chiari: non sempre infatti è possibile condannare senza se e senza ma chi sta nel torto, chi ha sbagliato, soprattutto se si prendono in considerazione le circostanze, i motivi che hanno spinto quella persona ad agire in quel modo, a prendere quelle determinate decisioni.

Per quanto riguarda i personaggi invece - e mi riferisco soprattutto agli amici e ai parenti di Pip - va detto che la maggior parte è sviluppata il minimo necessario, quanto basta per non far confondere i lettori e per spingere questi ultimi a prenderli almeno in simpatia; addirittura, risultano meglio sviluppato ed approfonditi i personaggi coinvolti nei vari casi che loro. Dei personaggi secondari comunque, almeno per me, a spiccare è sicuramente Ravi - il ragazzo di Pip - in parte per la sua costante presenza (rispetto a tutti gli altri), in parte per le sue battute squallide (lo dico con affetto!) e in parte per cercare di essere la parte logica e ragionevole della coppia. In generale però il cast di personaggi rimane il punto debole di questa trilogia; devo essere sincera, in A Good Girl's Guide to Murder questa cosa l'avevo considerata un difetto ma con Good Girl, Bad Blood ho cambiato idea: se a favore della trama e del mystery, i personaggi (secondari) devono essere messi in secondo piano allora - almeno in questo caso specifico - non mi dispiace affatto, anzi mi fa piacere che appunto non si tolga del tempo al mistero, all'indagine, alla risoluzione etc. Detto questo, l'altra grande protagonista di Good Girl, Bad Blood - e in generale di tutta la trilogia - è ovviamente Pip, la nostra voce narrante, la nostra detective in erba. Lo ammetto: in A Good Girl's Guide to Murder ci misi un po' ad affezionarmi a lei, nel sequel però mi è piaciuta fin da subito e sempre di più grazie soprattutto alla direzione interessante che Holly Jackson ha voluto far prendere al suo personaggio, rendendola così molto più complessa di quanto era sembrata nel primo volume. Oltre a ciò, ho apprezzato tantissimo che l'autrice abbia ancora una volta voluto mettere in evidenza i lati e gli effetti sia positivi che negativi che accompagnano la scelta di Pip di risolvere casi non risolti, risolti male oppure completamente ignorati dalla polizia: perché se da una parte è sicuramente soddisfacente e gratificante fare giustizi ed aiutare chi è in difficoltà, dall'altra Pip rimane un'adolescente che non ha mai ricevuto un adeguato addestramento e probabilmente non si rende nemmeno veramente conto in cosa si potrebbe cacciare o in quali situazioni pericoloso si potrebbe ritrovare, per cui le cose che scopre e che le succedono hanno inevitabilmente un forte e negativo impatto su di lei e sulla sua salute, sia fisica ma soprattutto mentale.

Il motivo per cui (tecnicamente) non ho dato cinque stelline a Good Girl, Bad Blood è uno ed è semplice: avrei voluto che una determina rivelazione, che tra l'altro rientra tra le più importanti, fosse stata preceduta da qualche indizio in più dato che poi è ovvio che il lettore rimanga sconvolto se prima della grande rivelazione la cosa viene solamente accennata.

Comunque, a parte questo piccolo difetto, Good Girl, Bad Blood si è rivelato un sequel decisamente all'altezza delle aspettative; per questo motivo nutro delle aspettative piuttosto alte pure per As Good As Dead, il terzo ed ultimo volume della trilogia, che devo assolutamente leggere il prima possibile!