A review by ilaria_m
The Brothers Hawthorne by Jennifer Lynn Barnes

adventurous mysterious fast-paced
  • Plot- or character-driven? A mix
  • Strong character development? Yes
  • Loveable characters? Yes
  • Diverse cast of characters? No
  • Flaws of characters a main focus? Yes

5.0

Voto complessivo: ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️
Trama: 👍👍👍
Personaggi: 👦👦👦 e 1/2
Page turner: 📖📖📖📖
Suspense: 😱😱
Plot twist: 💡💡💡

Tornano i fratelli Hawthorne e, in particolare, Grayson e Jameson, ciascuno con la sua gatta da pelare: per Grayson, come sempre, c’è qualcuno da proteggere, mentre per Jameson si tratta di accettare una sfida…

Cinque stelle senza se e senza ma perché “The Brothers Hawthorne” fa esattamente quello che deve fare, ossia il ponte tra “The Inheritance Games” e “The Grandest Game” (atteso per quest’estate), riuscendo nel contempo ad alzare l’asticella.
Con una serie di successo che viene prolungata oltre l’iniziale programma, la paura che ormai non ci sia più nulla da dire è tutt’altro che infondata. “The Brothers Hawthorne”, invece, ci dimostra che potrebbe esserci ancora molto, e lo fa anche correggendo il tiro per alcuni aspetti.
“The Inheritance Games” mi è piaciuto, “The Hawthorne Legacy” no, ma fortunatamente “The Final Gambit” si è ripreso (almeno in parte), nonostante l’insoddisfacente gestione del personaggio di Grayson.
Cosa, in particolare, non mi è piaciuto di “The Hawthorne Legacy”? Il concentrarsi di Avery (voce narrante in prima persona) sulla Grande Storia d’Amore di sua madre, descritta in termini che definire mielosi è poco. L’ho trovato davvero ammorbante, sia perché stiamo parlando di un personaggio che neanche abbiamo mai davvero visto, sia per l’eccessiva mitizzazione.
In “The Brothers Hawthorne” viene abbandonata la narrazione in prima persona a favore di quella in terza, alternando il pov di Grayson e Jameson. Una soluzione di questo tipo potenzialmente disinnesca il rischio di ritrovarsi in una situazione simile a quella del secondo libro. Spero fortemente che si continui su questa strada.
Venendo al “contenuto” vero e proprio del libro, ha perfettamente senso: Jameson è l’unico che ancora non ha conosciuto suo padre, mentre Grayson deve in qualche modo gestire il dopo Sheffield Grayson.
Mi è piaciuto anche come le due questioni, per certi versi simili, anche perché intrecciate alla pesante influenza di Tobias Hawthorne nell’educazione dei due e sulle insicurezze che ne sono derivate, siano state affrontate in maniera diversa.
Grayson, come al solito, sente il peso del mondo sulle sue spalle, e decide di accollarsi i problemi delle sorellastre e della vedova di Sheffield perché la famiglia viene prima di tutto, anche quando si tratta di una famiglia di cui non ha potuto fare parte.
Per il sempre affamato Jameson, invece, abbiamo l’ennesima sfida.
Diciamoci la verità: una pecca della serie è stata “maltrattare” il personaggio di Grayson, facendogli compiere, in particolare nel terzo libro, (infelici) scelte non in linea con il personaggio, solo per giustificare perché la scelta di Avery sia poi caduta su Jameson. Jennifer Lynn Barnes è in debito con i suoi lettori: deve rimediare e dare anche a questo personaggio una degna conclusione. Insomma, è il motivo principale per continuare la serie, o sbaglio?
Non a caso gli input principali su possibili sviluppi vengono proprio dalla vicenda di Grayson (Jameson ha il suo contentino con la nuova scioccante rivelazione sempre sul passato degli Hawthorne, ma ormai ci abbiamo fatto il callo).
In conclusione: team Grayson tutta la vita, e grandi speranze per The Grandest Game.