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A review by justjaqueline
Beneath the Surface: Killer Whales, SeaWorld, and the Truth Beyond Blackfish by John Hargrove, Howard Chua-Eoan
3.0
Ho sempre pensato che le orche fossero praticamente degli squali iperpotenziati, e perciò, animali piuttosto semplici e pericolosi: una creatura, per di più soprannominata "assassina", capace di uccidere una balena, non esiterebbe certamente a fare a pezzi un essere umano. Ma così com'è infondata la nomea sugli squali, lo è quella sulle orche assassine.
Le orche sono animali con una psicologia quasi paragonabile a quella umana, che vivono in strutture gerarchiche complesse; il libro fa un buon lavoro a mostrare come questi giganti "buoni" ragionano e si comportano in natura e in cattività, paragonando e sottolineando i processi cognitivi che hanno portato Tilikum, una delle orche possedute da SeaWorld, un parco acquatico famosissimo in America, ad uccidere la sua trainer preferita, Dawn Brancheau.
Tutto questo per portare alla luce il marcio che si trova in una compagnia che proclama di avere a cuore solamente il bene delle orche e dei suoi impiegati.
Non mi sono mai definita animalista. Rispetto gli animali, ma non sono d'accordo con alcune questioni che il movimento porta avanti, e non mi è mai sembrato di essere talmente investita nella causa da "meritarmi" l'etichetta. Ma per ragionare seriamente su cosa succede in questi parchi non c'è bisogno di esserlo.
Denaturare un'orca a tal punto da farle aggredire un essere umano, considerando che questi animali tendono ad ignorarci in natura, è sintomo di qualcosa di più grande, è sintomo di pratiche che hanno ridotto uno dei cetacei più intelligenti dei nostri mari a sapersi rapportare coi propri simili solo attraverso la violenza, comportamento impensabile per un'orca nel suo stato naturale.
Questo libro fa riflettere su come siamo abituati a pensare che questi parchi funzionino, a come ci piace pensare che gli animali si divertano a fare gli spettacoli, ma purtroppo non è così.
La verità è che anche noi, se fossimo chiusi in una cella per anni, accoglieremmo con gioia la possibilità di fare qualcosa di diverso dal normale, una volta ogni tanto, in cambio di cibo migliore o il nostro passatempo preferito; ma nessuno si stupirebbe se cogliessimo l'occasione di uccidere uno dei nostri carcerieri, per vendicarci. Quindi perché ci stupiamo se succede proprio questo?
Le orche sono animali con una psicologia quasi paragonabile a quella umana, che vivono in strutture gerarchiche complesse; il libro fa un buon lavoro a mostrare come questi giganti "buoni" ragionano e si comportano in natura e in cattività, paragonando e sottolineando i processi cognitivi che hanno portato Tilikum, una delle orche possedute da SeaWorld, un parco acquatico famosissimo in America, ad uccidere la sua trainer preferita, Dawn Brancheau.
Tutto questo per portare alla luce il marcio che si trova in una compagnia che proclama di avere a cuore solamente il bene delle orche e dei suoi impiegati.
Non mi sono mai definita animalista. Rispetto gli animali, ma non sono d'accordo con alcune questioni che il movimento porta avanti, e non mi è mai sembrato di essere talmente investita nella causa da "meritarmi" l'etichetta. Ma per ragionare seriamente su cosa succede in questi parchi non c'è bisogno di esserlo.
Denaturare un'orca a tal punto da farle aggredire un essere umano, considerando che questi animali tendono ad ignorarci in natura, è sintomo di qualcosa di più grande, è sintomo di pratiche che hanno ridotto uno dei cetacei più intelligenti dei nostri mari a sapersi rapportare coi propri simili solo attraverso la violenza, comportamento impensabile per un'orca nel suo stato naturale.
Questo libro fa riflettere su come siamo abituati a pensare che questi parchi funzionino, a come ci piace pensare che gli animali si divertano a fare gli spettacoli, ma purtroppo non è così.
La verità è che anche noi, se fossimo chiusi in una cella per anni, accoglieremmo con gioia la possibilità di fare qualcosa di diverso dal normale, una volta ogni tanto, in cambio di cibo migliore o il nostro passatempo preferito; ma nessuno si stupirebbe se cogliessimo l'occasione di uccidere uno dei nostri carcerieri, per vendicarci. Quindi perché ci stupiamo se succede proprio questo?