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A review by momotan
John Dies at the End by David Wong
4.0
John dies at the end è un libro difficile da leggere e da valutare, figuriamoci da recensire!
Cosa si può dire di questo libro?
Intanto l’atmosfera. L’atmosfera è la classica atmosfera che avrebbero avuto i Ghostbusters se fossero stati semplicemente un duo in lotta con i demoni (alla Supernatural), con le battute scritte da Whedon. E ambientati in un universo Lovecraftiano.
Solo che poi alla fine si vira anche sul realismo, da romanzo di fantascienza pura. Illusioni, cloni, morti che tornano in vita, morti che non sanno di essere morti, mondi paralleli, corpi astrali, agenzie segrete. E qualcosa che ricorda lo squarcio nelle dimensioni del Doctor Who, nella trama di Amelia Pond.
Ecco, mescoliamo questi elementi tutti insieme buttandoli dentro l’atmosfera che si è delineata, e avremo una prima vaga idea di cosa possa essere questo libro.
Che comincia con un prologo che ci mostra un’avventura di John e Dave, facendoci ambientare poco a poco.
E poi entra nel vivo: Dave si incontra con un giornalista per raccontare la verità. Tutta la verità. Su lui e John, su cosa è successo in quella città negli ultimi anni, su ciò che sta per causare la fine del mondo, sul suo esserne parte.
Il flashback del suo racconto ogni tanto si interrompe per mostrarci le reazioni di Arnie, il giornalista. Incredulo, spesso sul punto di andarsene ritenendo Dave o un pazzo o un imbroglione. Forse entrambe insieme.
E anche noi passiamo dal ritenerlo una sorta di ciarlatano al vederlo come un Acchiappafantasmi, da vigliacco a eroe e viceversa, più volte. Prescelto e perseguitato, egoista e filantropo. Reale e immaginario, vivo e morto.
Niente è certo perché qui tutti i confini sono labili, oltrepassabili in tutte le direzioni.
Alla fine spiazza, visto che ci sono esagerazioni che chiaramente fanno pensare a una stupidata da storia puramente comica, ma ad Arnie è lo stesso Dave a dire che si, la storia è un po’ abbellita ma il succo rimane, e che la abbellisce perché quando è nervoso si comporta così. Quindi anche noi sappiamo che sì, magari le cose non sono andate esattamente così ma a grandi linee ci siamo.
A volte è più cazzone, altre volte serio e horror, altre volte è totalmente assurdo e folle.
Difficilissimo farsene un’opinione precisa, o parlarne.
Non si può nemmeno dire “va letto“ perché a molti non piacerà la struttura narrativa né lo stile né tantomeno la follia che trasuda da queste pagine. Diciamo che chi ha amato Lovecraft e i Ghostbusters, Buffy e Doctor Who, e non ha paura di leggere qualcosa di totalmente folle, ha buone probabilità di riuscire a leggerlo e apprezzarlo.
A me è piaciuto, e penso mi resterà in testa a lungo.
Cosa si può dire di questo libro?
Intanto l’atmosfera. L’atmosfera è la classica atmosfera che avrebbero avuto i Ghostbusters se fossero stati semplicemente un duo in lotta con i demoni (alla Supernatural), con le battute scritte da Whedon. E ambientati in un universo Lovecraftiano.
Solo che poi alla fine si vira anche sul realismo, da romanzo di fantascienza pura. Illusioni, cloni, morti che tornano in vita, morti che non sanno di essere morti, mondi paralleli, corpi astrali, agenzie segrete. E qualcosa che ricorda lo squarcio nelle dimensioni del Doctor Who, nella trama di Amelia Pond.
Ecco, mescoliamo questi elementi tutti insieme buttandoli dentro l’atmosfera che si è delineata, e avremo una prima vaga idea di cosa possa essere questo libro.
Che comincia con un prologo che ci mostra un’avventura di John e Dave, facendoci ambientare poco a poco.
E poi entra nel vivo: Dave si incontra con un giornalista per raccontare la verità. Tutta la verità. Su lui e John, su cosa è successo in quella città negli ultimi anni, su ciò che sta per causare la fine del mondo, sul suo esserne parte.
Il flashback del suo racconto ogni tanto si interrompe per mostrarci le reazioni di Arnie, il giornalista. Incredulo, spesso sul punto di andarsene ritenendo Dave o un pazzo o un imbroglione. Forse entrambe insieme.
E anche noi passiamo dal ritenerlo una sorta di ciarlatano al vederlo come un Acchiappafantasmi, da vigliacco a eroe e viceversa, più volte. Prescelto e perseguitato, egoista e filantropo. Reale e immaginario, vivo e morto.
Niente è certo perché qui tutti i confini sono labili, oltrepassabili in tutte le direzioni.
Alla fine spiazza, visto che ci sono esagerazioni che chiaramente fanno pensare a una stupidata da storia puramente comica, ma ad Arnie è lo stesso Dave a dire che si, la storia è un po’ abbellita ma il succo rimane, e che la abbellisce perché quando è nervoso si comporta così. Quindi anche noi sappiamo che sì, magari le cose non sono andate esattamente così ma a grandi linee ci siamo.
A volte è più cazzone, altre volte serio e horror, altre volte è totalmente assurdo e folle.
Difficilissimo farsene un’opinione precisa, o parlarne.
Non si può nemmeno dire “va letto“ perché a molti non piacerà la struttura narrativa né lo stile né tantomeno la follia che trasuda da queste pagine. Diciamo che chi ha amato Lovecraft e i Ghostbusters, Buffy e Doctor Who, e non ha paura di leggere qualcosa di totalmente folle, ha buone probabilità di riuscire a leggerlo e apprezzarlo.
A me è piaciuto, e penso mi resterà in testa a lungo.