A review by engi_bi
Viva il Latino: Storie e bellezza di una lingua inutile by Nicola Gardini

3.0

3,5*

Ho comprato questo libro dopo aver letto le recensioni su La lingua geniale, altro testo di analisi su una “lingua morta” che veniva tacciato di faciloneria, le quali proponevano proponevano questo saggio come più accademicamente corretto, meno autoindulgente e meglio strutturato.

Si, è vero, anche se i due testi sono diversi per un’idea di fondo (quello della Marcolongo analizza la lingua da un punto di vista grammaticale, quello di Gardini è un’antologia autoriale che procede per temi) e quindi sono difficili da comparare.

Certo è che dove Andrea è la compagna brava che non si applica granché, Nicola è il secchione che nel tempo libero legge Agostino, e questo emerge prepotentemente dalle loro prose e dal taglio degli interventi sulla loro vita che incorporano nel testo (la prima non sa fare nulla, il secondo legge e traduce ogni testo mentre fa colazione la mattina).

Ulteriore differenza: il libro sul latino è più saggio letterario, accademico e quasi distante emotivamente, se non per le parole d’amore dell’autore sugli autori; quello sul greco, proprio per la sua natura da grammatica, per forza di cose ti spinge a ricordare com’era essere uno studente del classico (se lo si è stati), quindi è inevitabile che un coinvolgimento emotivo di tipo personale sarà molto più forte con il secondo.

A me questo libro è piaciuto, e molto anche, della serie pelle d’oca, ma io ho fatto il classico e sono una grande appassionata di letteratura latina. Una persona a cui manca uno di questi due requisiti (soprattutto la passione in realtà, volere e potere) farà molta fatica ad apprezzare il libro in questione, perché è molto tecnico, spesso votato ai voli pindarici e si preoccupa di spiegare i punti più oscuri, ma nemmeno troppo attentamente.

Detto questo, leggetelo, anche perché le parti su Seneca e Orazio mi hanno profondamente smossa dentro, e non è cosa da tutti.