A review by momotan
Le avventure di Ettore Servadac by Jules Verne

4.0

Una bella storia di fantascienza ottocentesca, chiaramente a leggerla ora balzano agli occhi diverse cose impossibili anche solo da concepire e parecchie semplificazioni eccessive, ma il secolo e mezzo trascorso dalla scrittura di questo libro spiega abbondantemente queste cose.

L'inizio sembra un libro postapocalittico, con il protagonista che si ritrova all'improvviso isolato da tutto e tutti, senza più contatti con il resto del continente africano e della colonia francese.
Il resto del mondo pare essere scomparso, sommerso dalle acque, e stranissimi fenomeni fisici stanno accadendo: la durata del giorno è cambiata, il sole sorge a ovest, si possono compiere balzi enormi.

Assieme a lui e al suo aiutante, sono sopravvissuti un conte russo e l'equipaggio della sua nave, un gruppo di spagnoli sfaticati e una guarnigione inglese di stanza a Gibilterra (e che si rifiuta di credere che l'Inghilterra non sia più al suo posto). Oltre a un usuraio ebreo incredibilmente stereotipato, a un professore astronomo e a una ragazzina sarda.

Il libro è piacevole, e anche quando si scopre la verità (anticipata in maniera becera dal titolo inglese del libro) e perdiamo l'elemento apocalittico rimane estremamente gradevole.
Preferisco parecchio il Verne fantascientifico a quello meramente avventuroso, che giocoforza tende a ripetersi.


Comunque da notare come, rispetto a centocinquant'anni fa, adesso una riscrittura del libro richiederebbe di includere diversi personaggi femminili, svariati intrecci amorosi e probabilmente un paio di delitti... altri tempi, più lineari e ingenui.