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Questo nuovo anno ho deciso di leggere più classici della letteratura mondiale, anche per recuperare quelle perle che tutti mi consigliano di non perdere. La mia scelta è caduta, per caso, su questo romanzo russo, Oblomov appunto, e devo dire che è stato una piacevole scoperta.
Oblomov è un proprietario terriero russo che vive di rendita grazie agli introiti provenienti da un suo villaggio di campagna dove lavorano circa trecento contadini. Egli vive a Pietroburgo, la capitale russa, in un appartamento polveroso e sta perennemente sdraiato sul divano in ozio perpetuo. Ha un servitore, Zachar, a lui devoto, che ogni tanto gli spilla qualche moneta quando va a fare la spesa (la famosa cresta). Un giorno questa sua vita sempre uguale viene interrotta da una brutta notizia: le sue rendite stanno scendendo per via di una cattiva amministrazione dei suoi affari. Per fortuna arriva a fargli visita il suo amico Stolz, un giovane uomo d'affari, e riesce a convincerlo ad uscire fuori dal suo guscio. Grazie a lui conosce Olga, una bella e giovane e intelligente ragazza della quale il nostro protagonista si innamorerà.
Sarà proprio Stolz stesso a definire il termine oblomovismo: ovvero quello sprecare la vita e le ricchezze a causa di una congenita trascuratezza costellata da un idealismo esasperato.
L'autore russo ha contrapposto, in questo romanzo, due diverse visoni: naturalismo e liberismo illuminista. Queste visioni sono incarnate proprio da Stoltz e Oblomov: l'amico tedesco cerca in tutti i modi di trascinare Il'ja Il'ic fuori dal suo appartamento, che è diventato “una piccola, inerte, polverosa Oblomovka”, e di introdurlo nel nuovo mondo. Anche Olga tenta invano di costruire con operosità un nuovo ponte tra il paradiso idealizzato oblomoviano e la dinamicità della civiltà moderna. Ma Oblomov è un sognatore, non riesce a vivere la vita da nobile nella società russa, è una persona buona, generosa, egli desidera vivere in un mondo senza conflitti.
Scriverà il giornalista russo Nikolaj Aleksandrovič Dobroljubov:
Oblomov è un proprietario terriero russo che vive di rendita grazie agli introiti provenienti da un suo villaggio di campagna dove lavorano circa trecento contadini. Egli vive a Pietroburgo, la capitale russa, in un appartamento polveroso e sta perennemente sdraiato sul divano in ozio perpetuo. Ha un servitore, Zachar, a lui devoto, che ogni tanto gli spilla qualche moneta quando va a fare la spesa (la famosa cresta). Un giorno questa sua vita sempre uguale viene interrotta da una brutta notizia: le sue rendite stanno scendendo per via di una cattiva amministrazione dei suoi affari. Per fortuna arriva a fargli visita il suo amico Stolz, un giovane uomo d'affari, e riesce a convincerlo ad uscire fuori dal suo guscio. Grazie a lui conosce Olga, una bella e giovane e intelligente ragazza della quale il nostro protagonista si innamorerà.
Sarà proprio Stolz stesso a definire il termine oblomovismo: ovvero quello sprecare la vita e le ricchezze a causa di una congenita trascuratezza costellata da un idealismo esasperato.
L'autore russo ha contrapposto, in questo romanzo, due diverse visoni: naturalismo e liberismo illuminista. Queste visioni sono incarnate proprio da Stoltz e Oblomov: l'amico tedesco cerca in tutti i modi di trascinare Il'ja Il'ic fuori dal suo appartamento, che è diventato “una piccola, inerte, polverosa Oblomovka”, e di introdurlo nel nuovo mondo. Anche Olga tenta invano di costruire con operosità un nuovo ponte tra il paradiso idealizzato oblomoviano e la dinamicità della civiltà moderna. Ma Oblomov è un sognatore, non riesce a vivere la vita da nobile nella società russa, è una persona buona, generosa, egli desidera vivere in un mondo senza conflitti.
Scriverà il giornalista russo Nikolaj Aleksandrovič Dobroljubov:
«In Oblomov si riflette la vita russa, viene presentato il vero e vivo tipo russo contemporaneo, scolpito con inesorabile rigore e precisione; viene pronunciata la nuova parola d’ordine dello sviluppo della nostra società; viene pronunciata con chiarezza e fermezza, senza disperazioni né puerili speranze ma con la piena coscienza del vero. Questa parola è oblomovismo; essa serve da chiave per la soluzione e l’interpretazione di molti fenomeni della vita russa e conferisce al romanzo di Goncarov un significato sociale molto più grande che non a tutti i nostri racconti di letteratura accusatoria».