A review by chiara029
La storia di un matrimonio by Andrew Sean Greer

emotional hopeful mysterious sad tense fast-paced
  • Plot- or character-driven? A mix
  • Strong character development? It's complicated
  • Loveable characters? It's complicated
  • Diverse cast of characters? Yes
  • Flaws of characters a main focus? It's complicated

5.0

Crediamo di conoscerli, di amarli. Ma ciò che amiamo si rivela una traduzione scadente da una lingua che conosciamo appena.

La mia vita non era interessante, pensavo, ma lo erano i libri che leggevo.

Il mondo non era delle anime miti ma dei cuori straziati, famelici, appassionati: gli altri non erano neppure considerati vivi.

Non potevo mandar giù un altro grammo di mondo.

Non so cosa unisca le parti dell’atomo, ma a legare gli esseri umani sembra sia il dolore.

Come si fa a farsi amare da qualcuno? Per una donna molto giovane non c’è niente di più difficile al mondo. Puoi sforzarti quanto vuoi: vivere accanto a un uomo, cucinargli il piatto preferito, versargli il vino o cantargli le canzoni d’amore che sai che lo emozionano. Ma lui non si emoziona. Mai. Sprecherai le giornate sforzandoti di interpretare le sciocche banalità di una sua telefonata; i mesi a guardare le sue labbra morbide mentre parla; gli anni a osservare il suo corpo seduto su una sedia esortandoti ad attraversare la stanza per fare un piccolo gesto, dire una parola in modo che lui ti ami ; e non lo farai. Sprecherai lunghe notti a chiederti come mai non lo senta anche lui - l’impulso ad abbracciarti, il cuore che si scioglie quando gli sei accanto-, come faccia a stare seduto su quella sedia, a parlare con quelle labbra, a farti una telefonata che non vuol dire niente di speciale. A non nascondere niente nel cuore. O forse nasconde quello che non vuoi vedere. Perché di certo ama qualcuno: solo che non sei tu. 

Chissà se l’amore, come una perla, si forma sempre intorno ai resti induriti di vita?

Ho detto che il dolore è rivelatore. A volte è quello che ci vuole per spezzare la solitudine, per aprire brevemente quella piccola finestra oltre noi stessi: la vita di qualcun altro. 

Non avevo ancora trent’anni, e fra tutte le cose la peggiore mi sembrava questa: nessuno mi avrebbe più conosciuta da giovane. Per qualsiasi uomo avessi incontrato, sarei stata di quell’età o più vecchia. Nessuno si sarebbe messo a pensare a com’ero giovane e fragile a diciott’anni.

Un po’ come quando ci si sveglia nel cuore della notte strappati a un bel sogno e si prova a ricominciarlo da dove si era rimasti. Ti convinci che è possibile: chiudi gli occhi, ricordando il punto esatto dove ti sei interrotto: un cespuglio di rose, un picnic, la mamma morta da tanto tempo. Così ti riaddormenti e riprendi a sognare - ma non sarà mai, mai lo stesso sogno. Ogni volta svanisce per sempre.