A review by claudiatralenuvole
La danzatrice di Seul by Kyung-sook Shin

emotional informative sad slow-paced
  • Plot- or character-driven? Plot
  • Strong character development? No
  • Loveable characters? No
  • Diverse cast of characters? Yes
  • Flaws of characters a main focus? No

2.75

Quando pensavo ormai di conoscere la penna di Shin Kyung-sook, lei mi ha preso alla sprovvista con "La danzatrice di Seul" romanzo ambientato nella Corea degli ultimi anni della dinastia Joseon, poco prima dell'invasione giapponese. L’autrice, pur esplorando qui temi a lei cari come la memoria, l'identità e le esperienze femminili, lo fa con uno stile più semplice e lineare, quasi impersonale oserei dire.  

La storia segue la vita di Yi Jin, giovane orfana cresciuta alla corte reale come danzatrice favorita della regina. Con la sua bellezza e il suo talento, Jin attira l’attenzione di Victor, un diplomatico francese, che si invaghisce di lei a tal punto da portarla via dalla sua prigione dorata.

Comincia così il viaggio di Jin alla ricerca dell’autodeterminazione e della libertà. Chi è lei oltre le mura del palazzo reale? Cosa può fare se non servire con la sua danza? A chi appartiene?
Più la ragazza conosce l’Occidente, più sente di non appartenere all’Oriente, e tuttavia nemmeno la Francia, con la sua cultura colonialista e opportunista, riesce a farla sentire a casa. Jin si sente condannata a una vita da forestiera e da burattina che deve intrattenere con la sua arte per sopravvivere. A nulla può l’Arte, che fa da ponte tra le culture e supera le barriere linguistiche. La diversità condanna Jin e i suoi simili a una vita di eterna solitudine.

Con un ritmo (forse troppo) lento, l’autrice esplora l’impossibilità per le donna di sfuggire completamente ai ruoli che la società impone loro, e lo fa con un finale che si presta a più interpretazioni: Jin trova finalmente se stessa oppure rinuncia alla propria identità? Questo lo lascio scoprire a voi.

La lettura, piacevole, per carità, non è per me tra le migliori dell’autrice, pur essendo forse la più fruibile per un pubblico più ampio. Avevo la sensazione che mancasse qualcosa tra i vari salti temporali e la riluttanza con cui i personaggi si raccontano. Non ho legato con nessuno di loro, anzi sono rimasta con la voglia di saperne di più, soprattutto su Yeon e su Hong e sullo sfondo storico che secondo me a volte viene raccontato in modo confuso.

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