A review by logolepsy_e
Lacci by Domenico Starnone

4.0

"Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo".
Quella di Vanda e Aldo è infelice in uno dei modi più intensi che mi sia mai capitato di incontrare tra le pagine di un libro.

Cosa succede quando una singola scelta ci lega indissolubilmente a una cascata inarrestabile di sofferenza, come un paio di lacci legati insieme in modo ridicolo?
È quello che prova a raccontarci Starnone in questa storia in tre atti e a tre voci. Nonostante la sua brevità, è una storia composta da tanti elementi, che l'autore sa far intrecciare in modo magistrale. Gli bastano poche parole asciutte, semplici, per dipingere il ritratto di una famiglia disfunzionale che sembra essersi dedicata anima e corpo a far soffrire vicendevolmente i suoi membri per un'intera vita.
La loro storia inizia nei lontani anni '60, quando c'erano ancora le lire e ci si sposava per emancipazione e indipendenza, e si dipana per tutta la seconda metà del secolo fino ad arrivare ai giorni nostri. L'arrivo dei figli, la creazione di un nucleo solido, poi lo squarcio e la conseguente valanga che ne deriva. A raccontarla sono i suoi stessi membri, che si mettono a nudo davanti a noi ognuno in un modo diverso, mostrandoci le loro cicatrici e cercando di dar loro un senso insieme a noi. Diventiamo spettatori di questo scempio, ma anche confessori, confidenti, eredi di una storia che nessuno ha mai raccontato, forse proprio perché non c'era nessuno che volesse davvero sentirla. Non Vanda e Sandro, di sicuro, e neanche i loro figli. Hanno tutti preferito tapparsi le orecchie e la bocca, chiudere gli occhi e serrare i denti finché tutto non fosse finito. Ma può mai finire, una sofferenza così lunga? Una sofferenza così intensa da lasciare segni così profondi da tramandare ai posteri persino le sue cicatrici?
Quello che ci dice Starnone, qui, è che no, non può. Non basta neanche la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso, a rompere il silenzio di chi si è inflitto una tale tortura per cinquanta lunghi anni. Quando ti sei fatto così male così a lungo, non c'è speranza che possa fare breccia.