A review by blackjessamine
Nove racconti by J.D. Salinger

5.0

Mi è bastato leggere il primo racconto, “Un giorno perfetto per i pescibanana”, per abbattere ogni barriera. La barriera della razionalità, gli argini costruiti dall'esperienza, le consuetudini del cercare determinate cose e fare attenzione ad altre, durante una lettura.
Potrei quindi dire tantissime cose su questi racconti: potrei parlare della maestria di Salinger nel tratteggiare storie brevi, che nascono da frammenti di frasi e gesti precisi, si costruiscono quasi da sole e improvvisamente si dipanano nella mente del lettore come scene ampie e strutturate, con un passato definito e un futuro coerente, e improvvisamente terminano in finali significativi, appena accennati, inconclusi a volte, ma sempre, sempre appropriati. Potrei parlare del linguaggio vivido e al tempo stesso vibrante di Salinger, della struttura delle sue frasi, dei suoi dialoghi che rasentano la perfezione (non credo di aver mai letto qualcuno che sapesse scrivere così bene un discorso diretto, realistico, per niente artificioso, eppure così pregno di significato, cosi necessario alla storia da essere senza dubbio l'opera di un mirabile costruttore). Potrei parlare anche dei bambini di Salinger: bambini così in letteratura non ne ho mai visti, mi verrebbe da dire che ogni bambino presente in questi racconti sia stato un bambino conosciuto davvero da Salinger, amato da Salinger.
Potrei dire tutte queste cose e tante altre, potrei dirle molto meglio, ma il punto è che non credo di volerlo fare. Perché ho abbattuto barriere, Salinger ha abbattuto le mie barriere, e mi ritrovo qui con una manciata di lacrime e qualche brivido - di freddo, di piacere, non so - a cercare di mettere ordine fra un groviglio di sensazioni che raramente provo in letteratura.
Come quando leggo Sylvia Plath o Virginia Woolf (che pure non hanno nulla in comune con questi racconti, oppure hanno tutto - ricordo ancora il passaggio pieno di stupore e ammirazione e invidia di una giovane Sylvia che nel suo diario si strugge per lo stile che Salinger ha e che lei non ha, o crede di non avere), questi racconti si sono fatti strumento di tanto altro, sono rimasti capolavori letterari e si sono alienati, me ne sono appropriata in maniera sicuramente inadeguata, impropria, egoista. E questo è precisamente il momento in cui smetto di parlare di libri, e comincio a parlare di me, e di quanto sia stato importante leggere tutti e nove questi racconti in due giorni di pioggia ininterrotta e cominciare a rifletterci solamente quando tutto è ancora bagnato ma il cielo comincia a rischiararsi. E questo invece è precisamente il momento in cui devo fermarmi e porre dei limiti, cominciare a ricostruire degli argini per trattenere tutto quello che ancora non ho sciolto, ma solo intravisto.

Solo, leggete Salinger. Fatelo partendo dai suoi racconti, fatelo quando non vi sentite molto bene e avete voglia di mettervi da parte, lasciando che sia qualcun altro a prendersi la briga di rimettervi a fuoco.