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chiar 's review for:
La scomparsa di Stephanie Mailer
by Joël Dicker
Ho conosciuto questo autore tramite "La verità sul caso Harry Quebert", forse il suo libro più famoso, che mi è piaciuto tantissimo e che sin da subito mi ha permesso di apprezzare il suo stile nell'affrontare questo genere, in cui si rischia spesso di cadere nel banale e nel prevedibile.
Ero un po' dispiaciuta all'idea di abbandonare il personaggio di Marcus Goldman, divenuto per me l'emblema dell'autore, e forse temevo di non ritrovare quella la stessa forza narrativa nelle voci dei nuovi protagonisti. Ma devo dire che tra i punti di forza di Joël Dicker c'è quello di saper creare delle trame estremamente complesse e intricate in cui però non ci si perde mai. In questo caso non c'è un protagonista indiscusso ma ci sono tanti personaggi, tante storie, tanti punti di vista che costituiscono una matassa facile da seguire e da sbrogliare un filo alla volta, anche quando questi fili si intrecciano. Nonostante le tante storie e le tante voci, sicuramente alcune più interessanti di altre, non si perde mai il filo conduttore. Il mistero si mantiene fino alle ultime pagine e nonostante la lunghezza, che espone al rischio di perdersi in passaggi lenti (che ci sono stati ma comunque ben bilanciati), sarei andata avanti ad oltranza. Pur non essendo un amante dell'escamotage del flashback, che danza sempre un po' sul filo della banalità, ho trovato il tutto equilibrato.
Nella mia opinione, si conferma un autore che in questo genere sa veramente il fatto suo, mi piace il suo stile e il suo modo di raccontarlo, infatti passerò subito a leggere "L'enigma della camera 622".
Ero un po' dispiaciuta all'idea di abbandonare il personaggio di Marcus Goldman, divenuto per me l'emblema dell'autore, e forse temevo di non ritrovare quella la stessa forza narrativa nelle voci dei nuovi protagonisti. Ma devo dire che tra i punti di forza di Joël Dicker c'è quello di saper creare delle trame estremamente complesse e intricate in cui però non ci si perde mai. In questo caso non c'è un protagonista indiscusso ma ci sono tanti personaggi, tante storie, tanti punti di vista che costituiscono una matassa facile da seguire e da sbrogliare un filo alla volta, anche quando questi fili si intrecciano. Nonostante le tante storie e le tante voci, sicuramente alcune più interessanti di altre, non si perde mai il filo conduttore. Il mistero si mantiene fino alle ultime pagine e nonostante la lunghezza, che espone al rischio di perdersi in passaggi lenti (che ci sono stati ma comunque ben bilanciati), sarei andata avanti ad oltranza. Pur non essendo un amante dell'escamotage del flashback, che danza sempre un po' sul filo della banalità, ho trovato il tutto equilibrato.
Nella mia opinione, si conferma un autore che in questo genere sa veramente il fatto suo, mi piace il suo stile e il suo modo di raccontarlo, infatti passerò subito a leggere "L'enigma della camera 622".