A review by storiedisera
Il giardino dei Finzi-Contini by Giorgio Bassani

5.0

Possiamo indubbiamente aggiungere un tassello al puzzle di libri che ho divorato fino a tarda notte con il fiato sospeso. Sarà che Bassani l’epilogo funesto della sua storia te lo annuncia sin da subito e in un certo senso è lì che aleggia sui personaggi, sotto forma di leggi razziali, di lettere di esclusione dalla vita di società, di notizie su una guerra in arrivo carpite dalle radio estere.

È incredibile il modo in cui sono stata risucchiata dentro il giardino dei Finzi-Contini insieme a Micol, Alberto e il Malnati, figure quasi palpabili oltre la carta. Sono personaggi in rilievo, dalle caratteristiche definite, in cui è fin troppo facile ritrovare il profilo di qualcuno che conosciamo — un compagno di classe, un’amica del mare, l’insegnante di tennis — ed è per questo forse che ci sembrano familiari sin da subito. La solita Micol, il solito Alberto, il solito Malnati. Il rapporto tossico che lega Micol e Bassani ha a che fare con l’ossessione più che con l’amore, come dimostra il loro vizio “d’andare avanti con le teste sempre voltare all’indietro” perché “di fronte alla memoria, ogni possesso non può apparire che delusivo, banale, insufficiente”. Eppure, nonostante sapessi che non poteva andare a finire bene, ero impaziente di sapere cosa sarebbe successo dopo e dopo ancora.

Nel frattempo imparavo a conoscere i personaggi e mi perdevo nei luoghi raccontati: il grande palazzo dalle mura alte, il giardino con i campi da tennis, la stanza di Micol, lo studio di Alberto e poi la biblioteca. Quando Ermanno ha mostrato a Bassani l’immensa biblioteca ho quasi perso un battito per la meraviglia.

Forse la delusione nello scoprire che i personaggi e i luoghi sono di fantasia viene proprio da lì, dal fatto che invece per me sono reali più che mai. E lo so che non è la realtà dei fatti il punto di questo libro. Questa storia è lo specchio di un’epoca. La sorte dei Finzi-Contini riflette quella di molte altre famiglie deportate nei campi tedeschi. Eppure, in mezzo a tutte queste disgrazie, mi intristisce molto che quelle spensierate estati al giardino esistano solo nella penna grandiosa di Bassani.