A review by dory_a
A Closed and Common Orbit. L'orbita ordinaria by Becky Chambers

emotional hopeful relaxing slow-paced
  • Plot- or character-driven? Character
  • Strong character development? Yes
  • Loveable characters? Yes
  • Diverse cast of characters? It's complicated
  • Flaws of characters a main focus? It's complicated

4.0

 Sono passati solo pochi minuti da quando l'IA Lovelace è stata inserita in un corpo artificiale - il cosiddetto kit persona - eppure quest'ultima già non può fare a meno di pensare a quanta sia sbagliata la situazione e a quanto si senta sbagliata lei: avere un corpo e tutti i cambiamenti ed i limiti che l'accompagnano non era mai stato nei suoi piani. Lovelace però - che deciderà di farsi chiamare Sidra - sa bene di dover fare del suo meglio per abituarsi ed integrarsi: inserire un'intelligenza artificiale in un corpo infatti è illegale e, se qualcuno dovesse scoprire il suo segreto, a pagarne le conseguenze non sarebbe soltanto lei ma anche Pepper e Blue ovvero coloro che l'hanno aiutata. E l'ultima cosa che Sidra vuole è mettere in pericolo le due persone che, nel bene e nel male, gli hanno concesso una seconda opportunità e una seconda vita...

Qualche mese fa sono finalmente riuscita a recuperare The Long Way. Il lungo viaggio, il primo volume di Wayfarers, una popolarissima serie sci-fi scritta da Becky Chambers; il libro, pur non riuscendo a soddisfare completamente le mie aspettative, mi era piaciuto abbastanza, soprattutto però mi aveva fatto letteralmente innamorare del mondo creato dall'autrice e delle persone/creature che lo abitano per cui non vedevo veramente l'ora di ritornarci e conoscere e/o approfondire nuovi e vecchi personaggi presenti nel sequel. È per questo che ho deciso di continuare relativamente presto - rispetto ai miei standard s'intende - la serie o meglio di leggere l'unico altro volume tradotto fino ad ora in italiano, A Closed and Common Orbit. L'orbita ordinaria appunto. Si tratta di un prosieguo tanto smile quanto diverso dal suo predecessore, che però io sono riuscita ad apprezzare un po' di più rispetto a The Long Way. Il lungo viaggio.

Innanzitutto, per quanto riguarda le (leggere) somiglianze, la trama non è il punto di forza né del primo volume di Wayfarers né tantomeno del sequel; se infatti nel corso di The Long Way. Il lungo viaggio qualche importante accenno di trama c'è eccome - anche se poi comunque la trama inizia effettivamente ad avanzare e a dare i suoi frutti solo verso i capitoli finali - in A Closed and Common Orbit. L'orbita ordinaria quest'ultima è praticamente inesistente, nonostante si sviluppi su ben due linee temporali con protagonisti due personaggi diversi. In pratica, nella timeline ambientata nel presente seguiamo semplicemente Lovelace - che, per questioni di sicurezza e segretezza, sceglierà di farsi chiamare Sidra - mentre cerca di adattarsi ad un'esistenza (e ad un corpo) molto diversa da quella che si aspettava e per cui è stata programmata e mentre quindi fa conoscenza ed esperienza in prima persona del mondo e delle specie che lo popolano. L'altra linea temporale invece, al cui centro viene posto un altro personaggio ovvero quello di Pepper, è ambientata nel passato e nello specifico ci riporta a quando Pepper - che all'epoca veniva chiamata Jane 23 - era solo una bambina che, scappata di casa, si è ritrovata a vivere e a sopravvivere solo con l'aiuto (e la compagnia) di un'intelligenza artificiale. Sostanzialmente quindi, nel corso di A Closed and Common Orbit. L'orbita ordinaria ci viene raccontata la vita quotidiana di Sidra (adesso) e di Pepper (prima); a tal proposito, per quanto in mano a Becky Chambers la quotidianità diventi incredibilmente appassionante ed interessante, per la maggior parte del libro a farla da padrona è stata più che altro la perplessità: per tante, tantissime pagine, non si capisce dove l'autrice voglia andare a parare né appare chiaro quale sia il punto delle storie di Sidra e di Pepper, in realtà non è nemmeno sicuro che ci sia, un punto. Inoltre, stavo trovando la storyline di Jane 23/Pepper nettamente superiore a quella di Sidra; non fraintendetemi: la noia, durante la lettura di questo libro, non è mai sopraggiunta fortunatamente ed entrambe le protagoniste sono equamente affascinanti, il fatto è che il presente risulta molto più statico e monotono del passato che invece è decisamente più imprevedibile e movimentato. Comunque, così come era già successo in The Long Way. Il lungo viaggio anche nel sequel è stata la parte finale a sbloccare e a risollevare la situazione: non solo tutto ha iniziato ad acquistare un senso, ma è diventato finalmente palese come Becky Chambers avrebbe fatto intersecare le due storyline. Ancora una volta quindi, il finale e come la Chambers ha gestito la risoluzione e la conclusione della storia sono stati decisivi per quanto riguarda la mia opinione definitiva del libro, che nel caso di A Closed and Common Orbit. L'orbita ordinaria è (leggermente) più alta rispetto a quella del primo volume dato che ho preferito la fine del sequel a quella di The Long Way. Il lungo viaggio: personalmente, l'ho trovata altrettanto avvincente e toccante ma molto più soddisfacente e decisamente all'altezza del lunghissimo build-up.

Ancora prima di leggere il primo volume di Wayfarers ero ben consapevole che i veri punti di forza di questa serie sarebbero stati l'esplorazione e l'approfondimento dei suoi personaggi e dei rapporti che intercorrono tra loro e da questo punto di vista A Closed and Common Orbit. L'orbita ordinaria non mi ha affatto delusa. Innanzitutto, una delle principali differenze tra il primo ed il secondo volume riguarda proprio il cast di personaggi, che nel sequel è stato drasticamente ridotto: da circa nove protagonisti (e numerosi personaggi secondari) se ne è passati a due, più un paio di personaggi secondari importanti. Ora, in The Long Way. Il lungo viaggio, Becky Chambers era riuscita sorprendentemente bene a bilanciare e gestire tutti i personaggi principali, ma dover seguire e impararne a conoscere soltanto due in A Closed and Common Orbit. L'orbita ordinaria è stata proprio una ventata di aria fresca. All'inizio del romanzo, chi nel presente e chi nel passato, sia Sidra che Jane 23 (ovvero Pepper) si ritrovano improvvisamente coinvolte in due situazioni completamente inaspettate: la prima in un kit persona, la seconda lontano da "casa". Sidra dovrà quindi presto fare i conti con i limiti del suo nuovo corpo - una vista limitata, un udito limitato, l'impossibilità di restare per lungo tempo collegata ai linking - ed affrontare scenari e situazioni non concepiti dalla sua programmazione, senza contare il disagio di doversi ora trovare da sola dei compiti da svolgere ed uno scopo da perseguire mentre Jane/Pepper dovrà imparare a sopravvivere in un ambiente estraneo e potenzialmente ostile senza alcune fondamentali abilità e conoscenze di base che una bambina della sua età dovrebbe ormai possedere e potendo fare affidamento solo sulla sua capacità di smontare e rimontare oggetti. Nel corso di A Closed and Common Orbit. L'orbita ordinaria Sidra e Jane si imbatteranno entrambe in tantissime difficoltà, tanti saranno i momenti di assoluto sconforto e disperazione ma le nostre due protagoniste riusciranno sempre a trovare la forza e la determinazione di andare avanti, sia in sé stesse che in coloro che le circondano (Sidra per esempio potrà contare sulla stessa Pepper ed il partner Blue nonché su Tek, un* Aeluon che conoscerà e con cui farà amicizia nel corso della storia, mentre al fianco di Jane ci sarà sempre Owl, l'IA della vecchia navicella che la bambina sceglierà come rifugio). Sebbene io abbia apprezzato i capitoli ambientati nel passato - ovvero quelli dal punto di vista della Pepper bambina/adolescente - un po' di più, ho apprezzato Sidra tanto quanto Jane/Pepper e secondo me Becky Chambers ha fatto veramente un ottimo lavoro con la caratterizzazione ed il character arc e development di entrambe. Mi è dispiaciuto solo non poter entrare, nemmeno per il tempo di un brevissimo capitolo, nella mente della Pepper adulta, se non altro per approfondire, nel dettaglio, quello che pensa adesso delle sue origini, del suo passato e di quello che ha dovuto passare.

Quando si parla dei punti di forza di Wayfarers, non si può non citare il worldbuilding ed il lavoro attento, dettagliato ed affascinante fatto da questo punto di vista da Becky Chambers. In A Closed and Common Orbit. L'orbita ordinaria, oltre ai personaggi, l'autrice ha pensato di limitare anche le informazioni riguardanti l'universo da lei pensato, una scelta che a me, personalmente, non è dispiaciuta affatto: nel primo volume infatti avevo fatto un po' di fatica a stare appresso a tutti i diversi pianeti, popoli e specie mentre nel sequel sono riuscita ad assorbire tutte le informazioni e le spiegazioni senza nessun problema! Nello specifico comunque, in A Closed and Common Orbit. L'orbita ordinaria ci fa esplorare un nuovo pianeta molto diverso da quelli visti e visitati fino ad ora dai personaggi - ovvero Aganon - che scopriremo avere dietro una storia ed un segreto veramente molto oscuri. Oltre a ciò, nel sequel l'autrice, naturalmente, ne approfitta per sviluppare ulteriormente alcune specie già introdotte nel primo volume come per esempio gli Aeluon, non tralasciando praticamente nulla (né l'aspetto, né la loro biologia, né il modo in cui comunicano, né tantomeno la loro cultura), dando come al solito l'impressione che sia una specie che esista davvero; le vere protagoniste di questo secondo volume sono però, senza ombra di dubbio, le intelligenze artificiali. A tal proposito, io apprezzo tantissimo il mondo creato da Becky Chambers per questa serie soprattutto perché apre a tante riflessioni e discussioni interessanti e più che mai attuali: sulla comunicazione, sul concetto di famiglia, sulla fluidità del genere ma anche, appunto, su come uno dovrebbe considerare e porsi nei confronti delle intelligenze artificiali - vanno viste come delle semplici macchine avanzate oppure come degli esseri umani? Se sono degli esseri umani, sono inferiori o superiori agli umani in carne ed ossa? Meriterebbero anche loro dei diritti, se sì, quali? - insomma gli spunti di riflessione e conversazione offerti da Wayfarers sono davvero tanti.

Dopo A Closed and Common Orbit. L'orbita ordinaria, Becky Chambers ha aggiunto altri due volumi a Wayfarers, ovvero Record of a Spaceborn Few e The Galaxy, and the Ground Within, ancora entrambi inediti in Italia. Per questo motivo, purtroppo, almeno per il momento, non andrò avanti con la saga anche se mi piacerebbe molto ed infatti se la Fanucci Editore dovesse mai tradurli non ci penserei due volte ad acquistarli e leggerli!