A review by khrenek
Il vecchio che leggeva romanzi d'amore by Luis Sepúlveda

5.0

Qualcuno ha definito questa novella una sorta di Moby Dick amazzonica, e in un certo qual modo la cosa potrebbe avere senso, ma la grande differenza è che qui il vero mostro, quello che saccheggia e distrugge tutto e che è l’origine di tutto il male di cui si legge nel libro è sempre e solo l’uomo, nella fattispecie l’uomo bianco “civilizzato” che sa solo uccidere senza senso, solo per il piacere di farlo.
Anche gli indios uccidono, ma per cibarsi o, al massimo, per autodifesa, ma come impara presto il protagonista, mai in modo indiscriminato e seguendo le regole della natura.
Il vecchio, così si trova incastrato a dover risolvere un problema enorme (la femmina di tigrillo impazzita per il dolore di essersi vista sterminare i cuccioli e che ora uccide chiunque le venga a tiro) proprio grazie al comportamento criminale di un cacciatore forestiero, peraltro ucciso proprio dal suddetto animale.
Sepulveda costruisce una narrazione asciutta, senza inutili fronzoli, che però, anche grazie alla costruzione dei personaggi principali (il vecchio, il sindaco stupido e borioso e, in parte il dentista che vediamo all’inizio) e grazie a flashback sulla vita del vecchio, riesce a trasmettere la meraviglia della foresta e dei suoi legittimi abitanti (i Shuer) e la miseria morale di chi invece quella foresta l’ha invasa e stuprata.
Un libro breve ma con una forza narrativa che lo rende un piccolo (per dimensione) capolavoro.