A review by pila
Il giardino dei Finzi-Contini by Giorgio Bassani

5.0

Per nulla amante della letteratura italiana, mai avrei pensato di assegnare un voto così alto a questo libro ma Bassani mi ha conquistata.

Nella Ferrara degli anni '40 in pieno regime fascista, il Narratore, di cui mai verremo a sapere il nome, ci racconta la storia, la sua, di un amore tormentato perchè mai corrisposto e di un'amicizia interrotta, della speranza che dovrà arrendersi davanti all'evidenza e di una vita pervasa dalla malinconia.
L'amore inizia come un sentimento adolescenziale che da semplice amicizia, affetto, diventa un amore irresistibile e irrefrenabile, un amore che lo spinge continuamente a cercare Micol, la ragazza che incarna questa passione, e che lo influenza in ogni gesto, un amore che diventa quasi un'ossessione, un continuo cercare in tutti i modi di poterle stare accanto; ma quando la verità non può più essere celata, quanto l'uomo capisce definitivamente che Micol non sarà mai sua, la speranza ancora non si arrende, ogni movimento è calcolato, ogni frase è detta per colpire l'altro, ogni amicizia è usata per arrivare a lei.
La speranza è dura a morire, si dice, ed è questo il caso almeno fino a quando sarà possibile resistere ancora.

Il giardino dei Finzi-Contini è un romanzo meraviglioso e delicato come lo stile di Bassani, ricercato e accurato, ma è interamente pervaso da un senso di malinconia e di solitudine, la presenza della morte che aleggia sui personaggi è qualcosa di poetico. E' un'opera di una calma influente, una storia che potrebbe sfociare nella tragedia in parecchie occasioni ma che non lo fa mai, una narrazione pacata a cui fa da sfondo l'Italia delle leggi razziali, qui non ci sono eroi che vogliono cambiare il mondo ma solo un gruppo di ragazzi costretti a cambiare la loro vita e che si riunisco per rimanere legati a quel passato che li accomuna; il contesto storico c'è e si fa sentire attraverso le discussioni politiche dei ragazzi, gli usi e i costumi ebraici in tutte le loro sfaccettature, l'amore per l'arte e per la letteratura mi fanno ripensare per esempio alla traduzione di Micol di una poesia di Emily Dickinson.
Insomma, questo gioiello è tante cose ma soprattutto è un ricordo intimo del protagonista, un insieme di emozioni forti e pure.

"Io ero rimasto qui, e per me che ero rimasto, e che ancora una volta avevo scelto per orgoglio e aridità una solitudine nutrita di vaghe, nebulose, impotenti speranze, per me in realtà non c'era più speranza, nessuna speranza."