A review by misscoralinejones
Il deserto dei Tartari by Dino Buzzati

4.0

Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore da ubriaco.

Poi, come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi, case, colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

Eugenio Montale


Siamo tutti Drogo: tutti in attesa di qualcosa di meglio, tutti in attesa della Grande Occasione, tutti in una "Fortezza Bastiani" di convinzioni.
Senza renderci conto che quella fortezza si sta trasformando nella caverna di Platone.
Abbiamo tutti il nostro deserto dei tartari, anche se siamo riluttanti ad ammetterlo.

Il "Deserto dei Tartari" è una metafora sulla vita, che è attesa, solitudine e speranza.
Come al solito Buzzati dà da pensare per molto tempo con la sua narrazione su più livelli, anche se lo preferisco nella narrazione breve, dove riesce ad essere più tagliente.

"Che triste sbaglio, pensò Drogo, forse tutto è così, crediamo che attorno ci siano creature simili a noi e invece non c'è che gelo, pietre che parlano una lingua straniera, stiamo per salutare l'amico ma il braccio ricade inerte, il sorriso si spegne, perché ci accorgiamo di essere completamente soli."

"Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangano sempre lontani; che se uno soffre, il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l'amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita."