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lu_read_s 's review for:

Babel. Una storia arcana by R.F. Kuang
4.0

Babel
«Griffin aveva scoperto che i testi non europei avevano la tendenza a essere appesantiti da una mole spaventosa di apparati esplicativi, con il risultato che il testo non veniva mai letto come opera a sé stante, ma sempre attraverso lo sguardo guidato del suo traduttore (bianco ed europeo)».

«La lingua era essa stessa differenza. Una molteplice diversità nel modo di vedere e di muoversi nel mondo. Anzi no: un unico mondo con una molteplicità di mondi al suo interno. E la traduzione... la traduzione era una necessaria – benché futile – impresa per potersi muovere dall'uno all'altro».

Libro lento, lentissimo, interessante forse più per i temi trattati che per la storia in sé, ma non per questo meno bello di quello che mi aspettavo.
Traducendo una parola da una lingua ad un’altra si produce sempre un residuo, una parte di significato che viene necessariamente perduta. È proprio questo residuo a generare la magia dalle tavolette d’argento, sulle quali vengono incise una parola e la sua traduzione.
Viene tratteggiato in modo neanche troppo lontano dalla realtà come la lingua sia sempre stato il primo e indispensabile strumento di dominio e sottomissione, l’arma vincente del colonialismo, ma il paradosso risiede proprio qui: è in realtà la più potente arma per la libertà. E il traduttore ha il potere di schierarsi da un lato o dall’altro.