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lulli 's review for:
Un cuore così bianco
by Javier Marías
“Un cuore così bianco” è un romanzo incentrato sulla riflessione più che sull’azione dei personaggi, che sono comunque pochi e vengono delineati nei loro particolari fisici ma anche psicologici, di come pensano e come parlano. Juan, che è la voce narrante il cui nome lo si scopre solo nel penultimo capitolo, sua giovane moglie Luisa che avrà un ruolo fondamentale nella ricerca della verità, Ranz il padre, Berta, Custardoy, Nieves, Villalobos, Miriam, Guillermo, Bill, persino i personaggi secondari dei quali non si sa il nome, prendono vita tra le righe, riesci a immaginarli nella loro vita quotidiana , si riesce a penetrare nel loro intimo, si svelano i loro pensieri.
L’attrazione immediata è dovuta a quelle prime righe con cui il libro si apre, ti fa accendere la curiosità, vuoi sapere il perché e come andrà a finire, curiosità alimentata ancor di più dal fatto che nemmeno chi narra conosce la storia, e forse non la vuole conoscere, forse ha paura di quello che può scoprire. Pagina dopo pagina, nessuno sa come va a finire, sia il narratore che il lettore sono alla mercé dell’imprevisto, della casualità, e questa ricerca della verità ti tengono incollato e ti fa voler continuare nella lettura. Juan che non ha voluto sapere ma ha saputo, grazie o per volontà di Luisa, che sprigiona il passato del padre di lui e chiude il cerchio. Quello stato di malessere che accompagna Juan nei primi capitoli cominciano a dissiparsi man mano che si arriva alla fine, alla scoperta della verità.
Allo stesso tempo però trovavo i capitoli quasi sconnessi l’uno all’altro, come se fossero storie a se stanti e le digressioni del narratore che, mentre raccontava una certa vicenda si immergeva nelle sue riflessioni, abbandonando per un momento il filo del discorso iniziale, mi ha reso la lettura a tratti astia e poco fluida. Ma nonostante ciò, rimane un romanzo che andrebbe letto, un classico della letteratura moderna e Marías è riuscito nel suo compito di interrompersi “per una divagazione o una digressione o un inciso…per vedermi costretto a fermarmi a pensare”, e in questo ci è riuscito magistralmente.
L’attrazione immediata è dovuta a quelle prime righe con cui il libro si apre, ti fa accendere la curiosità, vuoi sapere il perché e come andrà a finire, curiosità alimentata ancor di più dal fatto che nemmeno chi narra conosce la storia, e forse non la vuole conoscere, forse ha paura di quello che può scoprire. Pagina dopo pagina, nessuno sa come va a finire, sia il narratore che il lettore sono alla mercé dell’imprevisto, della casualità, e questa ricerca della verità ti tengono incollato e ti fa voler continuare nella lettura. Juan che non ha voluto sapere ma ha saputo, grazie o per volontà di Luisa, che sprigiona il passato del padre di lui e chiude il cerchio. Quello stato di malessere che accompagna Juan nei primi capitoli cominciano a dissiparsi man mano che si arriva alla fine, alla scoperta della verità.
Allo stesso tempo però trovavo i capitoli quasi sconnessi l’uno all’altro, come se fossero storie a se stanti e le digressioni del narratore che, mentre raccontava una certa vicenda si immergeva nelle sue riflessioni, abbandonando per un momento il filo del discorso iniziale, mi ha reso la lettura a tratti astia e poco fluida. Ma nonostante ciò, rimane un romanzo che andrebbe letto, un classico della letteratura moderna e Marías è riuscito nel suo compito di interrompersi “per una divagazione o una digressione o un inciso…per vedermi costretto a fermarmi a pensare”, e in questo ci è riuscito magistralmente.