A review by mouldiness
Le undicimila verghe by Guillaume Apollinaire

4.0

Perverse fantasie che, secondo una visione etica, non possono che apparire come eccessivamente deviate e di dubbia appartenenza a desideri riconducibili alla “normale” sfera sessuale. Apollinaire evidenzia ironicamente la parte repressa e surreale dell'individuo, con una crudezza estrema, ed al contempo sublime, capace di turbare inevitabilmente ogni lettore, anche il più imperturbabile. La narrazione degenera progressivamente ad ogni pagina, mutando da un'espressione ironica verso una narrazione sempre più grottesca che, più che incarnare il piacere riconducibile ad un romanzo erotico, trapela percezioni contrastanti che si avvicinano ad ogni possibile sfaccettatura del disgusto e del turbamento. Ciò che ho apprezzato del romanzo è proprio questa molteplicità di sensazioni ripugnanti scaturite ad ogni pagina, di conseguenza l'ineguagliabile forza espressiva della narrazione, un esplicito susseguirsi di ogni perversione, senza nemmeno concedere al lettore il momento per riprendersi tra una deviazione e l'altra, se non allontanando drasticamente lo sguardo, interrompere la lettura, per poi riflettere, chiedendosi se sia il caso di continuare, quanto ancora la narrazione possa degenerare, quanto oltre l'autore si sia spinto, verso quali orrori sia giunto. Al di là del sadomasochismo, ciò che potrebbe turbare o disgustare maggiormente sono gli episodi di coprofagia, necrofilia, e, nel mio caso, quelli di pedofilia, a tratti succeduti inaspettatamente nel medesimo atto. È un romanzo indigesto e disturbante che sotto certi versi umilia la letteratura erotica, consigliato a coloro che riescono ad apprezzare il “gusto” per l'orrido e a saperne cogliere l'ironia senza lasciarsi impressionare