A review by rhdj
La cronologia dell'acqua by Lidia Yuknavitch

dark sad fast-paced

2.0

 Appartiene a quel filone di letteratura femminile in cui si parla di corpi e sessualità in termini estremamente concreti, con un focus maniacale sugli umori, rumori e prodotti di scarto. Quasi sempre, nella mia esperienza, questo si traduce in un ripetersi infinito di termini quali piscia, vomito/vomitare, figa bagnata, scopare, schizzi, scoreggiare ecc… Sembra di leggere il diario di un bimbo delle scuole medie. Comprendo e condivido la necessità delle donne di riappropriarsi del proprio corpo e di parlare del proprio desiderio sessuale, ma in queste modalità a me suscita solo sbadigli e una punta di imbarazzo per l’autrice.
Autrice che è molto orgogliosa della sua scrittura lirica e sperimentale; che però evidentemente ha adoperato in altri libri, a meno che il bel vocabolario di cui sopra e qualche paragrafo senza punteggiatura siano da considerarsi scrittura lirica e/o sperimentale.

È un memoir, dunque non vorrei giudicare troppo i contenuti, ma una cosa mi sento di dirla: Yuknavitch mi sembra il tipo di persona che mi auguro di non incontrare mai nella vita. Non per quello che racconta in sé, ma per la sua totale mancanza di empatia e il suo rifiuto di prendersi la responsabilità delle proprie azioni. Non so che idea di sé volesse dare scrivendo questo libro, ma quello che ne ho tratto io è una conferma del fatto che la sofferenza non ti rende automaticamente una persona profonda o buona, né una brava autrice.
Unica nota positiva è che la parte iniziale sulla figlia e i momenti in cui ricorda l’ultimo saluto alla madre sono commoventi seppur sempre, beninteso, senza alcun valore letterario. Ho letto trafiletti che mi hanno suscitato la medesima reazione emotiva. 

Expand filter menu Content Warnings