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aleamo99 's review for:
Anime morte
by Paolo Nori, Nikolai Gogol
challenging
mysterious
slow-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
No
Loveable characters:
No
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Yes
Vladimir Nabokov in "Lezioni di letteratura russa" affermò come "Le anime morte" non fosse un libro per chi volesse "persone reali", un "delitto reale" e un "messaggio". Ecco, non è stato decisamente il mio libro.
Pavel Ivanovič Čičikov., ex burocrate, decide di dedicare la sua esistenza alla disonesta pratica dell'acquisto delle anime morte: i servi della gleba (contadini soprattutto) defunti ma ancora formalmente registrati all'anagrafe. Si offre di sobbarcarsi la spesa delle tasse per un profitto ignoto e a tale scopo prova a ingraziarsi in tutti i modi i funzionari di una cittadina di provincia per rastrellare quante più anime morte possibile prima di partire per la prossima tappa del suo viaggio. Tuttavia, per me la narrazione - e l'interesse nei confronti del libro - termina nel momento in cui il protagonista lascia la città di N.
Di "storia" ce n'è poca, è questo il principale problema: la premessa è ottima, ma diviene ridondante dopo non troppe pagine, quando si passa da un proprietario all'altro. A dir poco oscena la seconda parte, apparentemente ricostruita a partire dagli appunti scampati alla furia distruttrice di Gogol' e ripiena di tanti di quei buchi nella trama da far venire il mal di testa per la confusione. Capisco sia stato il tentativo di trasporre la "Divina Commedia" alla società russa, ma questi "peccatori" - i proprietari terrieri - hanno fatto tutto fuorché incuriosirmi: l'indeciso Manilov, l'avida Korobochka, il crudele e ludopatico Nozdrev, il rude Sobakevich e il "morto" Plushkin.
Non vedevo l'ora di finirlo. E' particolarmente problematico sia a livello di trama sia perché strutturato male: assomiglia a un mix di prosa, diario e appunti, non sono sicuro che Gogol sapesse esattamente cosa stesse cercando di ottenere. Inoltre, rappresenta un'analisi intricata della psiche russa, delle sue debolezze, del suo umorismo e dei suoi comportamenti, quindi molto può essere ed è stato perso da quanto ho capito a causa di traduzioni scadenti.
Pavel Ivanovič Čičikov., ex burocrate, decide di dedicare la sua esistenza alla disonesta pratica dell'acquisto delle anime morte: i servi della gleba (contadini soprattutto) defunti ma ancora formalmente registrati all'anagrafe. Si offre di sobbarcarsi la spesa delle tasse per un profitto ignoto e a tale scopo prova a ingraziarsi in tutti i modi i funzionari di una cittadina di provincia per rastrellare quante più anime morte possibile prima di partire per la prossima tappa del suo viaggio. Tuttavia, per me la narrazione - e l'interesse nei confronti del libro - termina nel momento in cui il protagonista lascia la città di N.
Di "storia" ce n'è poca, è questo il principale problema: la premessa è ottima, ma diviene ridondante dopo non troppe pagine, quando si passa da un proprietario all'altro. A dir poco oscena la seconda parte, apparentemente ricostruita a partire dagli appunti scampati alla furia distruttrice di Gogol' e ripiena di tanti di quei buchi nella trama da far venire il mal di testa per la confusione. Capisco sia stato il tentativo di trasporre la "Divina Commedia" alla società russa, ma questi "peccatori" - i proprietari terrieri - hanno fatto tutto fuorché incuriosirmi: l'indeciso Manilov, l'avida Korobochka, il crudele e ludopatico Nozdrev, il rude Sobakevich e il "morto" Plushkin.
Non vedevo l'ora di finirlo. E' particolarmente problematico sia a livello di trama sia perché strutturato male: assomiglia a un mix di prosa, diario e appunti, non sono sicuro che Gogol sapesse esattamente cosa stesse cercando di ottenere. Inoltre, rappresenta un'analisi intricata della psiche russa, delle sue debolezze, del suo umorismo e dei suoi comportamenti, quindi molto può essere ed è stato perso da quanto ho capito a causa di traduzioni scadenti.