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A review by dajna
Le Benevole by Jonathan Littell
3.0
Non capisco tutto l'entusiasmo per questo romanzo. Prima di tutto non capisco la necessità di fare di Aue un nazista: il protagonista è un burocrate che potrebbe appartenere ad ogni paese e ad ogni tempo. Anzi, questa carriera nelle SS forse toglie qualcosa allo spessore del personaggio; Aue ha una sua propria pazzia che, inserita nel contesto nazista, sembra vadano a scusarsi l'una con l'altro: solo un pazzo può fare una tale carriera nell'esercito tedesco e solo un nazista può avere certi sogni (dovuti certamente anche alle cose fatte e viste da sveglio) e certe uscite scatologiche.
La parte più interessante è quella iniziale, sul fronte russo, con Voss e il suo lavoro di linguista, con i dibattiti antropologico-razziali e con la comparsa del vecchio ebreo dall'aurea mistica. Al rientro da Stalingrado l'ambientazione storica mi diventa più conosciuta, con Berlino e i vari campi e i russi che entrano in città.
Non è un brutto libro, affatto, ma non è quello scandalo dichiarato da alcuni critici e nemmeno quel ricettacolo di malvagità descritto in alcune recensioni. A livello di crudeltà Littell non inventa nulla e si limita a rieditare le testimonianze dei sopravvissuti ai lager, grazie al cielo senza romanzarle troppo. Sinceramente è più lungo del dovuto e forse avrebbe dovuto dedicare qualche pagina in più alla pazzia e alla personalità di Aue, alla sua relazione con la sorella e alla sua infanzia.
La parte più interessante è quella iniziale, sul fronte russo, con Voss e il suo lavoro di linguista, con i dibattiti antropologico-razziali e con la comparsa del vecchio ebreo dall'aurea mistica. Al rientro da Stalingrado l'ambientazione storica mi diventa più conosciuta, con Berlino e i vari campi e i russi che entrano in città.
Non è un brutto libro, affatto, ma non è quello scandalo dichiarato da alcuni critici e nemmeno quel ricettacolo di malvagità descritto in alcune recensioni. A livello di crudeltà Littell non inventa nulla e si limita a rieditare le testimonianze dei sopravvissuti ai lager, grazie al cielo senza romanzarle troppo. Sinceramente è più lungo del dovuto e forse avrebbe dovuto dedicare qualche pagina in più alla pazzia e alla personalità di Aue, alla sua relazione con la sorella e alla sua infanzia.