A review by laefe
Bambini nel tempo by Ian McEwan, Susanna Basso

4.0

L’altro giorno ho visto “The Child in Time” (ciao Benedict), poi... ho dovuto recuperare subito il libro.
Alla fine della visione sentivo che McEwan mi avrebbe dato qualcosa in più, e non sbagliavo.
A parte il fatto che la stessa sua scrittura costituisce metà della bellezza del libro, con le sue affascinanti espressioni e la sua prosa schietta ed elegante (“Stephen attraversò insieme agli altri e cercò di lasciarsi invadere dall’insulto della normalità del mondo.”), è quello che si trova fra le righe il vero nocciolo della storia.
Come altri scrittori, anche lui sfrutta una storia, semplice (angosciante), per raccontare qualcosa sull’uomo, per riflettere un po’ su noi stessi e la vita. In “Bambini nel tempo” si parla di bambini perduti, di bambini ritrovati nei ricordi e nel presente, e si parla della vita e della sua ciclicità, di come le cose non sempre vanno come vorremmo e nell’ordine in cui vorremmo, e di come a volte sopravviviamo, e a volte viviamo.
Sono pochissimi i libri di McEwan che ho letto, ma ogni volta mi angoscia e incanta allo stesso tempo.