A review by dajna
African Psycho by Alain Mabanckou

3.0

Una strana lettura, dove l'eroe è il cattivo di turno ed i suoi emuli.
Il nostro protagonista vorrebbe tanto entrare nel pantheon degli assassini, ma non ne ha la stoffa.
Mabanckou spinge sull'abitudine che abbiamo di idolizzare chi va contro le regole della società e prende in giro il criminale fallito, il wannabe della cronaca nera. Forse la sto facendo più profonda di quanto non sia, ma a volte il romanzo mi ha fatto pensare al fenomeno degli influencer. La ricerca del posto giusto e dell'arma giusta per compiere l'omicidio, non per comodità ma per estetica (cosa penseranno di me se userò una cosa banale come un coltello?) ricordano vagamente la necessità di trovare lo sfondo giusto per la perfetta foto su Instagram. La vita ha già punito abbastanza Gregoire dandogli un testone rettangolare e facendolo vivere nell'anonimato di un quartiere tuttavia si affaccia su una zona migliore della città. L'invidia che prova è universale, persino le prostitute del paese vicino sono un prato più verde di quello in cui si muove lui. Fulcro del romanzo è quindi riuscire ad emergere, a differenziarsi, a diventare qualcuno.

Breve commento sui nomi propri: vorrei tanto sapere perchè i vari bar e quartieri e negozi si chiamano così! A parte la storia della Senna locale, la toponomastica è tanto narrativa quanto inspiegata.