A review by valentina_tz
La caduta dei Golden by Salman Rushdie

Non è tutto oro quello che luccica.

Golden è il cognome di una famiglia, e altrettanto dorata è la casa in cui andranno ad abitare - all’apparenza un vello d’oro che nasconde una gabbia.
Un romanzo che si interroga su chi siamo e ci ricorda che scappare non ci libera da noi stessi. E’ spesso necessario compiere un percorso a ritroso per fare pace con il passato e poter andare avanti.

“La tragedia è l’irruzione dell’inesorabile nelle vicende umane, dall’esterno (per una maledizione ereditaria) o dall’interno (per la tara di un personaggio); in ogni caso, gli eventi seguono il loro ineludibile corso. Fa almeno un po’ parte della natura umana, tuttavia, la tendenza a opporsi all’idea dell’inesorabile, sebbene in ogni lingua esistano parole potentissime per denotare la forza suprema in azione nella tragedia: fato, kismet, karma, destino… Fa almeno un po’ parte della natura umana la tendenza ad attribuire importanza al libero arbitrio e alla volontà e a credere che per spiegare gli insuccessi di quel libero arbitrio, di quella volontà, l’intervento nelle vicende umane del caso sia preferibile all’intrinseca presenza nella trama di uno schema predestinato e irresistibile. Il costume clownesco dell’assurdo, l’idea dell’insensatezza della vita, è per molti di noi un indumento filosofico più attraente rispetto alle sobrie tuniche del tragediografo, che se indossate divengono prove evidenti e insieme promotrici di sventura. Ma nella natura umana si ritrova anche un altro aspetto – una caratteristica che nel contraddittorio animale umano non è meno potente di quella opposta –, cioè la tendenza ad accettare fatalisticamente l’esistenza di un ordine naturale delle cose e a giocare senza lamentarsi con le carte che si sono ricevute in sorte.”