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A review by lettore_sopravvalutato
Lessico famigliare by Natalia Ginzburg
3.0
Asinate e sgherebezzi
"Persone o morte, o comunque antichissime anche se vive ancora, perché partecipi di tempi lontani, di vicende remote, quando mia madre era piccola; persone che non si potevano incontrare ora, che non si potevano toccare. Avevano preso, dai morti che albergavano nella mia anima, il passo irraggiungibile e leggero."
Tanto bello quanto imperfetto questo piccolo romanzo rimasto solitario, per anni, sullo scaffale dello studiolo.
Inutile tessere le lodi sulla penna della Ginzburg, magistrale nel fotografare con commovente lucidità certi passaggi della propria infanzia, contraddistinta da peculiarità linguistiche che assurgono a vere e proprie protagoniste di un mondo che si consuma nell'incedere degli anni.
Indimenticabile, fra tutte le figure, un Cesare Pavese dal sorriso arcigno che viene ricordato con amara malinconia.
Le vicissitudini storiche (il contesto fascista e la seconda guerra mondiale) trascinano l'opera, qui entrano in gioco le note dolenti, in un didascalismo cronachistico, purtroppo reo di separare la forte impronta emotiva ai contenuti narrati.
"Persone o morte, o comunque antichissime anche se vive ancora, perché partecipi di tempi lontani, di vicende remote, quando mia madre era piccola; persone che non si potevano incontrare ora, che non si potevano toccare. Avevano preso, dai morti che albergavano nella mia anima, il passo irraggiungibile e leggero."
Tanto bello quanto imperfetto questo piccolo romanzo rimasto solitario, per anni, sullo scaffale dello studiolo.
Inutile tessere le lodi sulla penna della Ginzburg, magistrale nel fotografare con commovente lucidità certi passaggi della propria infanzia, contraddistinta da peculiarità linguistiche che assurgono a vere e proprie protagoniste di un mondo che si consuma nell'incedere degli anni.
Indimenticabile, fra tutte le figure, un Cesare Pavese dal sorriso arcigno che viene ricordato con amara malinconia.
Le vicissitudini storiche (il contesto fascista e la seconda guerra mondiale) trascinano l'opera, qui entrano in gioco le note dolenti, in un didascalismo cronachistico, purtroppo reo di separare la forte impronta emotiva ai contenuti narrati.