A review by lasiepedimore
Corsa verso il baratro by Elizabeth George

4.0

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Ah, che piacere ritrovare l’ispettore Lynley che fa coppia con la sergente Havers! Interagiscono in maniera adorabile, adesso che si conoscono meglio e hanno imparato a punzecchiarsi a vicenda. In questo volume, entrambi sono a una svolta nelle loro vite e, come nei migliori gialli, il caso finirà per avere un certo peso nelle loro decisioni.

Lynley è alle prese con problemi di cuore (di nuovo, povero) e il caso lo costringe a fare i conti con la mancanza di parità tra uomini e donne all’interno dei rapporti di coppia. Una riflessione che vediamo concretizzarsi anche nel rapporto tra la sorella di Lady Helen, Pen, e suo marito Harry, secondo il quale tutto il peso della cura della prole dovrebbe cadere sulle spalle di Pen. Un applauso a George per aver scritto un romanzo così abile a mostrare diversi modi subdoli nei quali gli uomini scaricano sulle donne le responsabilità della famiglia per poter continuare le loro carriere, con tutto il dolore e l’astio che questo fa fiorire.

D’altro canto, Havers è alle prese con una madre non più autosufficiente, ma dalla quale non riesce a separarsi. Qual è la cosa giusta, prendersi cura di sua madre in prima persona o lasciare che sia una casa di riposo a farlo al posto suo? Ho trovato molto bello il percorso che la porta a prendere la decisione che suona giusta per lei, ma anche per sua madre (la storia del serpente-aspirapolvere è davvero terribile).

Poi abbiamo Lady Helen, che è sempre una queen, anche quando è smarrita e ha bisogno di qualche riflessione in più, e rivediamo anche il buon Simon Allcourt-St. James, esperto di medicina legale, che arriva in soccorso di Lynley e Havers che non riescono a sapere qual è l’arma del delitto a causa di due galli nel pollaio della scientifica di Cambridge.

«Ah, gli uomini…» si limitò a commentare Barbara. «Perché non vanno fuori e fanno a gara a chi piscia più lontano?»

St James sorrise. «Non è una cattiva idea.»