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A review by momotan
Vent'anni dopo by Alexandre Dumas
5.0
"Al diavolo le guerre civili!" esclamò Porthos. "Non si può più contare né sui propri amici né sui propri valletti. Ah, se il povero Mosqueton fosse qui! Quello non mi lascerà mai. "
Questo secondo libro dedicato ai Moschettieri è un libro molto più maturo del primo sotto tutti i punti di vista.
E' più maturo come libro in sé, più unitario e costante, senza le continue smargiassate e i colpi di scena architettati ad arte per far comprare il capitolo successivo.
E' più matura la tematica, dato che dalle scaramuccie tra i Moschettieri e il Cardinale (con i primi sempre comunque abbastanza protetti "dall'alto" e il secondo mai realmente deciso a eliminare questi suoi avversari formidabili), si passa a una situazione politica parecchio diversa. La guerra civile a Parigi, giochi di potere operati tra le alte sfere che decidono schieramenti e vite, amici separati, sospetti, sfiducia. Perché come puoi fidarti di chi ti sta accanto, quando scoppia una guerra civile?
E' più maturo perchè sono più maturi loro, i protagonisti. Sono passati, ovviamente, venti anni.
Venti anni durante i quali per un po' saranno rimasti insieme, così come col Cardinale, ma poi ognuno è finito con l'andare per la sua strada.
Una strada che, mentre ha portato Athos a fare come sacrosanto il nobile in campagna, crescendo un radioso protetto, Porthos ad accumulare terre e castelli, e Aramis a diventare abate per la gioia di Brazin, ha avuto solo delusioni per un D'Artagnan ormai immobilizzato nel ruolo abbastanza umile di luogotenente dei Moschettieri, al servizio come sempre di una Regina irraggiungibile e altera, reggente di un re bambino che si avvicina rapidamente all'età del trono, e manipolata abilmente da un nuovo Cardinale, ben più meschino e gretto dell'illustre predecessore cui chiunque lo paragona.
Mazarino.
Ed è proprio Mazarino il fulcro della guerra civile che scuoterà Parigi.
I realisti con Mazarino, giocoforza, pur nella stranda condizione che quasi tutti i realisti lo disprezzano e lo odiano, a parte la Regina che ne è l'amante; i frondisti contro Mazarino, individuato come causa di tutti i mali della Francia.
E D'Artagnan si ritrova dalla parte del Cardinale per due motivi: il primo è la Regina, cui come sempre è fedele, e il secondo è la promessa di soldi e del titolo di Capitano del corpo dei Moschettieri.
Per ottenere queste cose il buon D'Artagnan cercherà l'aiuto dei vecchi compagni, portando dalla sua Porthos ma scoprendo altresì che Athos e Aramis sono ormai devoti ai loro avversari.
I quattro moschettieri si ritrovano così divisi, col rischio di doversi affrontare, con recriminazioni reciproche da muoversi, col sospetto di tradimenti.
Amici contro amici, padroni contro valletti, mentre la borghesia francese prende consapevolezza della propria forza e la corona trema, così come trema in Inghilterra dove il re è braccato dall'esercito di Cromwell ed entrambi gli schieramenti sperano in un aiuto dalla Francia.
E in tutto questo, un fantasma del passato piomba in mezzo ai quattro minacciandone la sopravivvenza.
Un libro ben scritto, con meno divagazioni, più maturo direi.
Un peccato sia praticamente sconosciuto.
Questo secondo libro dedicato ai Moschettieri è un libro molto più maturo del primo sotto tutti i punti di vista.
E' più maturo come libro in sé, più unitario e costante, senza le continue smargiassate e i colpi di scena architettati ad arte per far comprare il capitolo successivo.
E' più matura la tematica, dato che dalle scaramuccie tra i Moschettieri e il Cardinale (con i primi sempre comunque abbastanza protetti "dall'alto" e il secondo mai realmente deciso a eliminare questi suoi avversari formidabili), si passa a una situazione politica parecchio diversa. La guerra civile a Parigi, giochi di potere operati tra le alte sfere che decidono schieramenti e vite, amici separati, sospetti, sfiducia. Perché come puoi fidarti di chi ti sta accanto, quando scoppia una guerra civile?
E' più maturo perchè sono più maturi loro, i protagonisti. Sono passati, ovviamente, venti anni.
Venti anni durante i quali per un po' saranno rimasti insieme, così come col Cardinale, ma poi ognuno è finito con l'andare per la sua strada.
Una strada che, mentre ha portato Athos a fare come sacrosanto il nobile in campagna, crescendo un radioso protetto, Porthos ad accumulare terre e castelli, e Aramis a diventare abate per la gioia di Brazin, ha avuto solo delusioni per un D'Artagnan ormai immobilizzato nel ruolo abbastanza umile di luogotenente dei Moschettieri, al servizio come sempre di una Regina irraggiungibile e altera, reggente di un re bambino che si avvicina rapidamente all'età del trono, e manipolata abilmente da un nuovo Cardinale, ben più meschino e gretto dell'illustre predecessore cui chiunque lo paragona.
Mazarino.
Ed è proprio Mazarino il fulcro della guerra civile che scuoterà Parigi.
I realisti con Mazarino, giocoforza, pur nella stranda condizione che quasi tutti i realisti lo disprezzano e lo odiano, a parte la Regina che ne è l'amante; i frondisti contro Mazarino, individuato come causa di tutti i mali della Francia.
E D'Artagnan si ritrova dalla parte del Cardinale per due motivi: il primo è la Regina, cui come sempre è fedele, e il secondo è la promessa di soldi e del titolo di Capitano del corpo dei Moschettieri.
Per ottenere queste cose il buon D'Artagnan cercherà l'aiuto dei vecchi compagni, portando dalla sua Porthos ma scoprendo altresì che Athos e Aramis sono ormai devoti ai loro avversari.
I quattro moschettieri si ritrovano così divisi, col rischio di doversi affrontare, con recriminazioni reciproche da muoversi, col sospetto di tradimenti.
Amici contro amici, padroni contro valletti, mentre la borghesia francese prende consapevolezza della propria forza e la corona trema, così come trema in Inghilterra dove il re è braccato dall'esercito di Cromwell ed entrambi gli schieramenti sperano in un aiuto dalla Francia.
E in tutto questo, un fantasma del passato piomba in mezzo ai quattro minacciandone la sopravivvenza.
Un libro ben scritto, con meno divagazioni, più maturo direi.
Un peccato sia praticamente sconosciuto.