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A review by stephthepanda
Una ragazza d'altri tempi by Felicia Kingsley
4.0
Da dove iniziare?
Partiamo da quella che è la velata (ma nemmeno troppo) critica a quello che è il mondo ottocentesco, vedasi come la nostra protagonista essendo donna, è costretta a trovare un alias per poter scrivere racconti macabri/thriller (perché si sa, già è tanto se viene concesso di scrivere "robette romantiche", figuriamoci qualcosa che tende all'oscuro). Vedasi anche come la nostra protagonista non sia libera di fare e/o dire qualcosa al di fuori di quelle silenziose regole della società, perché il suo diritto di opinione è valido fino ad un certo punto, perché poi subentra quello che è l'opinione di un uomo, che decide per lei sotto ogni punto di vista (cosa può fare e cosa no, quando può parlare e quando non può), o che comunque mette determinate condizioni al suo volere (puoi farti corteggiare, ma decido io in che modo, quando e da chi); perché la donna è un oggetto (lo si possiede), non una persona.
Quasi una presa in giro (bonaria) a chi come Rebecca è alla perenne ricerca di un Mr Darcy, di un fratello Bridgerton o di un Mr Knightley, ritrovandosi a dire "eh ma se fossi nata prima" ecc..
Mi è piaciuto molto lo sviluppo della storia, quel filone mistery con la conseguente indagine che ha fatto (giustamente) da primo piano per la maggior parte della storia, per poi concedere quel primo piano al filone romantico (esattamente nel momento in cui l'amore tra i nostri protagonisti viene confessato).
Inoltre, ci sono state moltissime scene che mi hanno fatto commuovere, come la scena del manicomio (credetemi se vi dico, che mi ha lasciato con un senso di pesantezza addosso non indifferente), la scena di Archie che si confessa a Rebecca (svelando quello che è uno dei più grandi limiti della società ottocentesca) e il momento in cui i nostri protagonisti si ritrovano (per un momento ho creduto non ci sarebbe stato un lieto fine).
Il protagonista maschile: Reedlan, mi è piaciuto molto, la sua caratterizzazione è fatta decisamente molto bene e rappresenta molto di più di quello che apparente è, rappresenta l'uscire fuori dagli schemi, rappresenta la giustizia e l'ingiustizia.
Menzione d'onore ad un personaggio secondario: Archie. Ho simpatizzato per lui fin dall'inizio della storia, ma nel momento in cui, a causa di un avvenimento spiacevole, riconosce l'identità di Rebecca con i suoi voleri (e non solo), la mia simpatia è diventata amore.
Questo libro lascia una serie di messaggi, di cui alcuni molto attuali ma uno in particolare mi ha colpita ed è possibile racchiuderlo in una citazione:
"Ricordi cosa ti ho detto una volta? Che rispetto la tua volontà, dove inizia la tua, finisce la mia. Non per questo ti amo di meno, anzi accetto di perderti se è per il tuo bene."
Se però devo evidenziare quello che a mio parere doveva essere un argomento approfondito di più è quello collegato alla caratterizzazione della nostra protagonista femminile (che oggettivamente parlando fa un percorso di crescita non indifferente), quello tale per cui Rebecca fugge/si nasconde nel passato, perché il suo presente le fa paura. Noi sappiamo che nel suo presente ha una vita piuttosto monotona, non ha molti amici ecc... però il suo non voler abbandonare il 1800 (in cui lei comunque si trova stretta sotto certi punti di vista), non è per noia del presente, ma è decisamente per un motivo più grande, che è legato al suo essere orfana; cosa che ci viene svelata durante il momento in cui si raggiunge il climax della narrazione e a mio modesto parere, tardi.
Partiamo da quella che è la velata (ma nemmeno troppo) critica a quello che è il mondo ottocentesco, vedasi come la nostra protagonista essendo donna, è costretta a trovare un alias per poter scrivere racconti macabri/thriller (perché si sa, già è tanto se viene concesso di scrivere "robette romantiche", figuriamoci qualcosa che tende all'oscuro). Vedasi anche come la nostra protagonista non sia libera di fare e/o dire qualcosa al di fuori di quelle silenziose regole della società, perché il suo diritto di opinione è valido fino ad un certo punto, perché poi subentra quello che è l'opinione di un uomo, che decide per lei sotto ogni punto di vista (cosa può fare e cosa no, quando può parlare e quando non può), o che comunque mette determinate condizioni al suo volere (puoi farti corteggiare, ma decido io in che modo, quando e da chi); perché la donna è un oggetto (lo si possiede), non una persona.
Quasi una presa in giro (bonaria) a chi come Rebecca è alla perenne ricerca di un Mr Darcy, di un fratello Bridgerton o di un Mr Knightley, ritrovandosi a dire "eh ma se fossi nata prima" ecc..
Mi è piaciuto molto lo sviluppo della storia, quel filone mistery con la conseguente indagine che ha fatto (giustamente) da primo piano per la maggior parte della storia, per poi concedere quel primo piano al filone romantico (esattamente nel momento in cui l'amore tra i nostri protagonisti viene confessato).
Inoltre, ci sono state moltissime scene che mi hanno fatto commuovere, come la scena del manicomio (credetemi se vi dico, che mi ha lasciato con un senso di pesantezza addosso non indifferente), la scena di Archie che si confessa a Rebecca (svelando quello che è uno dei più grandi limiti della società ottocentesca) e il momento in cui i nostri protagonisti si ritrovano (per un momento ho creduto non ci sarebbe stato un lieto fine).
Il protagonista maschile: Reedlan, mi è piaciuto molto, la sua caratterizzazione è fatta decisamente molto bene e rappresenta molto di più di quello che apparente è, rappresenta l'uscire fuori dagli schemi, rappresenta la giustizia e l'ingiustizia.
Menzione d'onore ad un personaggio secondario: Archie. Ho simpatizzato per lui fin dall'inizio della storia, ma nel momento in cui, a causa di un avvenimento spiacevole, riconosce l'identità di Rebecca con i suoi voleri (e non solo), la mia simpatia è diventata amore.
Questo libro lascia una serie di messaggi, di cui alcuni molto attuali ma uno in particolare mi ha colpita ed è possibile racchiuderlo in una citazione:
"Ricordi cosa ti ho detto una volta? Che rispetto la tua volontà, dove inizia la tua, finisce la mia. Non per questo ti amo di meno, anzi accetto di perderti se è per il tuo bene."
Se però devo evidenziare quello che a mio parere doveva essere un argomento approfondito di più è quello collegato alla caratterizzazione della nostra protagonista femminile (che oggettivamente parlando fa un percorso di crescita non indifferente), quello tale per cui Rebecca fugge/si nasconde nel passato, perché il suo presente le fa paura. Noi sappiamo che nel suo presente ha una vita piuttosto monotona, non ha molti amici ecc... però il suo non voler abbandonare il 1800 (in cui lei comunque si trova stretta sotto certi punti di vista), non è per noia del presente, ma è decisamente per un motivo più grande, che è legato al suo essere orfana; cosa che ci viene svelata durante il momento in cui si raggiunge il climax della narrazione e a mio modesto parere, tardi.