A review by saradallapalma
Station Eleven by Emily St. John Mandel

adventurous dark emotional sad tense medium-paced
  • Plot- or character-driven? Character
  • Strong character development? Yes
  • Loveable characters? Yes
  • Diverse cast of characters? Yes
  • Flaws of characters a main focus? Yes

4.75

4,75/5

TW: suicidio

Questo libro forse non va letto nel bel mezzo di una pandemia siccome esso stesso parla di una pandemia che distrugge il mondo. In ogni caso, io voglio farmi del male e l'ho letto lo stesso. 
Questo è decisamente un libro che si concentra sui personaggi della storia, i quali hanno, ognuno, la loro intricata storia pre e post pandemia. La cosa che ho apprezzato di più è come tutti fossero, in qualche modo collegati tra loro e di come, ci fosse questo evento - o persona forse? - principale, che succede all'inizio del romanzo, che li ricollega. 
Sfortunatamente, il personaggio in cui più mi rivedevo è stato anche quello meno considerato, ossia Jeevan. Con il tempo, però, mi sono decisamente affezionata anche a Clark che è diventato probabilmente il mio preferito nell'intero romanzo. Miranda è il mio secondo personaggio preferito: una donna estremamente complicata caratterialmente ma altrettanto forte e coraggiosa. Arthur mi è caduto con l'andare avanti del libro. All'inzio mi sembrava una versione maschile di Evelyn Hugo (o forse quasi speravo che lo fosse? Non lo so) però non si è rivelato tale. E' stato sicuramente un bel personaggio da esplorare però. Kirsten, invece, la quale ho visto è il personaggio preferito dalla maggioranza, a me non è per nulla piaciuta. 
Inizialmente, durante il romanzo, ognuno di loro è presentato individualmente con una 'parte' propria del romanzo, ma poi i punti di vista iniziano a mischiarsi. Questa è personalmente una cosa che non apprezzo e che, dopo un po' mi ha reso la lettura confusionaria. Infatti, nel corso dell'intero libro, passiamo non solo da diversi punti di vista dei diversi personaggi (Kirsten, Jevaan, Clark, Arthur e Miranda) ma anche in diversi punti temporali (ossia pre e post pandemia). Se questo inizialmente l'ho apprezzato, con il passare della narrazione avrei forse preferito una cosa più lineare o più statica con la divisione in parti. 
Alcune cose che ho amato sono state: l'ambientazione dentro l'aereoporto, il profeta e l'Orchestra Sinfonica Itinerante. La prima perché l'autrice ha un modo di descrive i luoghi in modo molto evocativo e mi sono letteralmente immaginata ogni cosa che descriveva. Secondariamente, ho trovato l'interezza di quell'idea geniale. Il Profeta è probabilmente il personaggio secondario più interessante e avrei voluto sapere molto di più su di lui. Infine, l'Orchestra dimostra come l'arte, in qualsiasi sua forma non può mai morire.
La parte relativa alla pandemia, se volete leggere questo libro mentre c'è una pandemia in corso (come la sottoscritta) potrebbe prendervi un po' alla sprovvista. Ci sono stati dei momenti, soprattutto all'inzio, in cui mi sono dovuta fermare perché il libro era "diventato un po' troppo reale". In tutto il libro ci sono alcune cose che vengono dette sulla Georgia Flu (non so come sia tradotto in italiano) che ricordano molto il Covid. Ovviamente il mondo descritto in Station Eleven è molto futuristico e ben peggiore di quello in cui ci troviamo adesso, ma alcune piccole frasi mi hanno preso lo stesso.

Consigliatissimo per i fan dei distopici/post-apocalittici.


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