A review by thecrazyreader
Dear Evan Hansen by Benj Pasek, Val Emmich, Justin Paul, Steven Levenson

4.0

3.75 stelle!

*recensione scritta originariamente per il blog JessinWonderland*
Caro Evan Hansen non nasce come libro, ma come musical con il titolo Dear Evan Hansen. Lo spettacolo ha debuttato nel 2015, per poi arrivare l’anno successivo ad essere eseguito a Broadway e vincendo molti premi, tra cui il Tony Award come miglior musical. Solo nel 2018 esce il libro con la narrazione della storia, di cui personalmente devo dire che hanno fatto davvero un buon lavoro.
Se vi interessa avere un’esperienza completa della lettura o siete curiosi per il musical su YouTube potete trovare il canale ufficiale dove ci sono tutte le canzoni originali.

“Caro Evan Hansen,
oggi sarà una buona giornata ed ecco perché…”


Protagonista della storia è Evan Hansen, un giovane ragazzo all’ultimo anno di liceo, che ha problemi a socializzare ed è afflitto da un disturbo d’ansia. Il suo terapista, per aiutarlo, gli fa scrivere ogni giorno una lettera che inizia con la celebre frase “Caro Evan Hansen, oggi sarà una buona giornata ed ecco perché.”

Un giorno una delle sue lettere finisce nelle mani di Connor Murphy, che credendo sia un insulto nei suoi confronti si arrabbia con il ragazzo per poi scappare con la lettera. Per Evan iniziano dei giorni di tormento dove si preoccupa che le sue parole, quella piccola parte privata di sé, venga rivelata al mondo intero.
Pochi giorni dopo Evan viene a sapere che Connor si è suicidato e che la sua lettera è stata trovata addosso al ragazzo ed è stata scambiata dai genitori di lui come un messaggio finale di spiegazione per il gesto.

“Vorrei che tutto fosse diverso. Vorrei essere parte di qualcosa. Vorrei che tutto ciò che dico fosse importante, per chiunque. Voglio dire, diciamocelo: qualcuno si accorgerebbe di qualcosa se sparissi domani?"

I genitori di Connor vogliono sapere di più del figlio, anche per cercare di comprendere cosa l’abbia portato a quel gesto estremo, e per questo si attaccano quasi morbosamente a Evan etichettandolo erroneamente come migliore amico segreto del ragazzo.

Evan all’inizio cerca di dire la verità ai genitori del ragazzo, ma per un motivo o un altro non riesce mai nel suo intento. Andando avanti Evan comincia ad essere preso dalla bugia e dall’idea che lui stia facendo del bene, risollevando lo spirito della famiglia di Connor.

“Faccio cose stupide quando sono nervoso, il che significa che faccio cose stupide costantemente.”

La notizia della sua amicizia segreta con Connor lo porta ad avere un nuovo ruolo all’interno della società. A scuola, dove era sempre stato un outsider, comincia ad essere considerato. La ragazza dei suoi sogni, Zoe, nonché sorella di Connor, comincia a passare del tempo con lui. Attraverso un sito creato per celebrare Connor, Evan diventa anche una star su internet. Passando così da escluso a parte integrante della società.

“Sarò mai di più di quanto sono sempre stato?”

Durante la prima parte del libro possiamo vedere come Evan cerchi di dire la verità di quello che è accaduto ai genitori di Connor, mentre più andiamo avanti più vediamo come questo sentimento di verità inizi a scarseggiare e come lui cominci a trovare altri mezzi per dimostrare la sua amicizia con il ragazzo. Attraverso e-mail false e progetti il ragazzo cerca di far conoscere meglio Connor ai genitori e di non far dimenticare chi era. Ma la domanda che si pone il lettore è: lo sta facendo veramente per i genitori o per se stesso? È un gesto fatto per il bene altrui o un gesto egoista?

“Le fantasie suonano sempre bene, ma non ti aiutano quando la realtà arriva e ti spinge a terra.”

Durante tutta la lettura il lettore si chiede che cosa avrebbe fatto in questa determinata situazione. Saremo riusciti a dire la verità o avremo continuato la bugia come Evan?
Alterniamo il nostro pensiero, mettendoci prima nei panni di Evan, un ragazzo che ha problemi a socializzare e che viene sempre interrotto quando cerca di dire la verità e che poi capisce che forse la bugia può servire a fare più del bene che del male. E poi mettendoci nei panni dei genitori, avremo preferito una bugia che ci poteva alleviare lo spirito o la dura e cruda verità e rimane così sempre nel dubbio per quanto riguardava i sentimenti di nostro figlio?
Il lettore continua a farsi delle domande, continua a cambiare il suo punto di vista, passando così da una quasi comprensione per il gesto di Evan a una critica nei confronti del ragazzo per non aver avuto il coraggio di dire la verità. Tutti si sono sentiti soli ed incompresi almeno una volta nella vita e per questo il lettore riesce ad interagire bene con il protagonista, trovando in lui una parte della propria anima e della propria voglia di essere qualcosa di più.

“Il me che sono non è il me che ero”

I libri di questo genere, a mio parere, devono finire con una nota di speranza per il lettore che legge e sfortunatamente io non ho percepito una grande speranza a fine lettura. Avrei preferito qualcosina in più per la conclusione.

“Puoi ridere o piangere. Io farò molto di entrambi”

Caro Evan Hansen non è solo un libro su un ragazzo, ma è un libro sugli esseri umani. È un libro su come una buona azione può portare a conseguenze negative e come un'azione negativa può portare a qualcosa di buono. È un libro sulla vita e su come questa non sia né perfetta, né giusta, ma su come niente sia statico e con i suoi altri e bassi ci invita sempre ad andare avanti.