A review by arthurgdean
He Forgot to Say Goodbye by Benjamin Alire Sáenz

4.0

recensione sul blog: http://thereadingpal.blogspot.it/2018/02/recensione-163-he-forgot-to-say-goodbye.html

God, I was beginning to hate this hope inside me.

Sometimes, hope kept you from seeing the truth.

Sometimes hope made you keep holding on to something

that you should let go of.






He forgot to say goodbye è l'ultimo libro che ho letto di Benjamin Alire Sáenz.

Non so perché questo autore non è molto pubblicato in Italia (da quel che so in italiano è disponibile solo Aristotle and Dante discover the secrets of the universe). Io personalmente amo i suoi libri, e non vedo l'ora di leggere quelli che ancora mi mancano!



Questo libro in particolare è interessante perché mette a confronto ragazzi molto diversi tra loro che però riescono a creare un rapporto molto particolare e superare differenze che in realtà sono molto superficiali.

Come sempre, cercare di riordinare i pensieri e scrivere una recensione per un libro di questo autore è sempre molto difficile per me.

È una storia piuttosto profonda, come in tutti i romanzi di Sáenz che ho letto fino ad ora. I tre personaggi principali, Ramiro, Alejandra e Jack, crescono e cambiano molto interiormente.

Seppur lontani anni luce per quanto riguarda lo stato sociale e la famiglia, hanno una storia molto simile e sono accumunati dalla mancanza di uno dei genitori, una figura che in tutti e tre i casi è scomparsa molto presto dalla loro vita.

C'è un tema comune nei libri di questo autore che ho letto fino ad ora, ed è quello di giovani uomini che scopropno se stessi e il mondo attorno a loro. Sempre in modo diverso, nuovo, ma anche profondo e interessante. Sáenz fa in modo che ci relazioniamo ai protagonisti e che, in un certo qual modo, diventino parte di noi.





And then we all just started laughing. We laughed our asses

off. But I knew that really, all three of us were crying. And I

knew there would be tears inside of us all our lives. Because they

just left. We were even worth a good-bye. Yeah, there

would always be tears inside of us. Because there was an empty

space inside the three of us that would always belong to the

parent who had refused to love us.






Ramiro abita nella "Dizzy Land", la parte più povera di El Paso, Texas. È un messicano-americano e si sente fuori posto quando si deve rapportare con i ricchi ragazzi bianchi che vanno nella scuola di fronte alla sua, e che, ovviamente, appartengono ad un mondo totalmente diverso. Mi è dispiaciuto molto vedere che applicava a se stesso la mentalità "noi vs loro" a suo svantaggio, perché Ramiro è un ragazzo molto dolce e intelligente e non mi pareva giusto che si mettesse giù in quel modo...

A complicare le cose c'è anche la situazione con suo fratello Tito, il loro rapporto così complicato. Tito, che rifiuta di farsi amare e che è arrabbiato con il mondo. Tito, che un giorno prende una dosa troppo alta di droga. Un fratello minore che scompare dalla vita di Ramiro con un soffio, senza un addio. Un fratello che forse nella vita di Ramiro non aveva mai percepito il proprio posto. Pur essendo un personaggio secondario, Tito occupa un posto prevalente nella storia, e in un certo senso ottiene quel posto che crede di non avere nel mondo.

Giuro che a ogni scena tra loro, o in cui Ram pensava al fratello, mi veniva da piangere. Non una bella cosa da fare sul treno, ecco. Però Sáenz ha questo modo di scrivere che rende le scene come un pugno nello stomaco, fa entrare nel personaggio in modo davvero totalizzante.

Per quanto riguarda Jake, i suoi problemi sono molto diversi da quelli di Ramiro. E dal mio punto di vista, molto meno seri. Jake abita nella parte di ricca e bella, e frequenta la scuola per ragazzi bianchi e ricchi che sta di fronte a quella di Ramiro.

È un ragazzo a tratti un po' rompiscatole, che entra in conflitto con la madre (idiota come pochi, eh, su questo Jake ha ragione) per la loro differenza totale di opinione. Certamente in questo campo Jake è svantaggiato rispetto a Ram, che ha una madre e una zia amorevoli e vicine.

La madre di Jake è una patetica repubblicana che per certi versi fa concorrenza a Trump. Però nel corso del libro mi fa anche tanta pietà. È cieca verso ciò che non vuole vedere. Il patrigno non è meglio. Il padre di Jake chiama ogni tanto e gli manda soldi, ma non vuole rapportarsi con il figlio.

Nel corso del libro vediamo Jake evolvere, non solo perché cambia atteggiamento, ma anche perché comincia a rapportarsi con persone coi piedi per terra come Ram e Alli, e trovare il proprio posto in un mondo che non sembra fatto per nessuno dei tre. Mi piace anche il fatto che cerchi di riaggiustare il rapporto con sua madre, che alla fine può essere messo a posto con un po' di lavoro da parte di entrambi.

Alejandra è irritante. Insopportabile. Almeno, lo è all'inizio. Poi cominciamo a capire com'è davvero, e quanto anche lei abbia un vuoto dentro che è paragonabile a quello dei ragazzi. Solo che non essendo un personaggio p.o.v. e avendo una personalità molto diversa riesce a nasconderlo meglio.

A lei manca la madre, non il padre. È viziata, e lo si vede, ma mi è piaciuto il fatto che comunque fosse sempre lì quando Ram o Jake avevano bisogno. È un personaggio positivo, proprio come Eva e Lisa, la madre e la zia di Ramiro.

I personaggi nei libri di Sáenz sono sempre così particolari e a tutto tondo che è difficile non affezionarsi e amarli. Non credo di averne odiato mai nessuno, alla fine dei conti. Sono loro che guidano la storia, e che la rendono quella che è.

Come ho detto, poi, lo stile è molto personale. Scorrevole e facile da leggere, non c'è mai una parola fuori posto. Giuro che ogni singola parola è piazzata in modo da pugnalare il lettore.

Nei suoi libri la prima persona non mi da fastidio come in altri, e anzi contribuisce a creare un rapporto tra lettore e personaggio che non penso potrebbe esserci con una terza persona.

Nel complesso, come gli altri, un ottimo libro che consiglio caldamente.