A review by claudiatralenuvole
Pachinko. La moglie coreana by Min Jin Lee

emotional sad fast-paced
  • Plot- or character-driven? Plot
  • Strong character development? It's complicated
  • Loveable characters? Yes
  • Diverse cast of characters? No
  • Flaws of characters a main focus? No

4.0

Una storia familiare che si dipana per tre generazioni, bellissima e intensa. La scrittura, sorprendentemente scorrevole, racconta un trauma generazionale, quello dei coreani emigrati nel Giappone colonizzatore degli anni '30, passato dai genitori ai figli ai nipoti e mai risolto.
Ho apprezzato la maggior parte dei personaggi, soprattutto le donne: Sunja e sua cognata hanno uno splendido rapporto e mi è piaciuto vederle così unite e propositive anche nei momenti più bui.
Amatissimo il personaggio di Isak, meno suo fratello e Hansu, ma interessante la caratterizzazione di entrambi: uomini coreani desiderosi di affermarsi tra i giapponesi. Uno ci riesce, l'altro viene schiacciato. Un parallelismo che segue anche i figli Noa e Mozaru.
La scrittura ha un ritmo molto veloce e parecchi salti temporali anche bruschi (e dunque non sempre apprezzati), ma credo rendano bene il pensiero dei protagonisti nei confronti delle disgrazie vissute: "Non c'è tempo per piangere, dobbiamo continuare a vivere". Ciononostante, in alcuni momenti mi sono sinceramente commossa e ho pianto.
Ho apprezzato tantissimo anche la messa in scena delle due facce della stessa medaglia: il razzismo violento e denigratorio verso lo straniero, e il "razzismo al contrario", la feticizzazione di una etnia come oggetto esotico da collezione.
Unica vera pecca del romanzo secondo me è che talvolta l'autrice si sofferma a raccontare storie di personaggi che poi non vengono portate a termine o riprese. Anche Sunja e Hansu a un certo punto scompaiono dalle scene e se ne sente la mancanza visto che, seppure in senso lato, sono loro i protagonisti principali, da cui la vicenda realmente parte.
Capisco che col progredire della storia va dato spazio alle nuove generazioni, ma si poteva eseguire meglio questo passaggio di testimone.
In generale, un buon romanzo, che forse ha voluto raccontare troppe cose in pochissimo tempo. Mi chiedo come sarebbe stato se l'autrice l'avesse diviso in più volumi. Un ritmo più disteso, e storie più approfondite forse avrebbero giovato alla narrazione, che comunque per me resta buona.


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