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readbyeli 's review for:
Kafka sulla spiaggia
by Haruki Murakami
“Eli, devi assolutamente leggere questo libro! È uno dei miei romanzi preferiti, mi ci rispecchio tantissimo e dal momento che io e te siamo uguali penso lo amerai”, mi ha detto a inizio luglio la mia persona preferita, e così è stato. Dire che ho amato quest’opera di Murakami in realtà è riduttivo: leggerla è stato un viaggio che mi ha profondamente cambiata, mi ha fatta crescere, mi ha arricchita e quando qualcosa ha un impatto tanto forte sulla nostra persona penso davvero che il verbo “amare” sia riduttivo; provo un’infinita gratitudine nei confronti di questo libro.
Non sono stata costante nella lettura, specialmente all’inizio, ho faticato a entrare in sintonia con la storia, continuavo a chiedermi dove volesse andare a parare, mi sembrava terribilmente assurda e surreale, ma ad un certo punto sono arrivata a comprendere che era inutile e scorretto pormi continuamente domande e soprattutto aspettarmi delle risposte, che per apprezzare e soprattutto capire a pieno questo romanzo avrei dovuto accoglierlo così com’era, lasciarmi accompagnare senza fermarmi a ogni metro guardandolo storto perché non vedevo e non capivo dove volesse condurmi, e grazie alla scrittura semplice, ma mai banale, e scorrevole di Murakami sono riuscita a procedere fino a giungere a questa consapevolezza.
Si tratta di un romanzo di formazione profondamente onirico e metaforico, nel quale sogno e realtà si confondono al punto da immergere il lettore in una sorta di dimensione senza tempo né spazio, la stessa in cui vivono Tamura Kafka, un quindicenne che, abbandonato dalla madre e vittima di una maledizione lanciatagli dal padre, decide di scappare di casa intraprendendo un viaggio che gli permetterà di conoscere se stesso, e Nakata, un anziano signore dalle capacità cognitive limitate e dalla visione del mondo del tutto originale.
Tamura e Nakata, così come tutti gli altri personaggi “secondari”, che secondari non sono affatto in realtà, mi sono entrati profondamente nel cuore: leggendo questo libro ho riso, ho pianto, ho provato rabbia, dolore, incredulità, mi sono fatta tantissime domande e, attraverso le parole di Murakami, ho tratto le mie risposte. Penso sia un libro da leggere assolutamente, ma anche da rileggere a distanza di tempo e io vorrei davvero dimenticarlo per rileggerlo di nuovo come se fosse la prima volta a distanza di tempo e vedere che effetto mi fa.
Non sono stata costante nella lettura, specialmente all’inizio, ho faticato a entrare in sintonia con la storia, continuavo a chiedermi dove volesse andare a parare, mi sembrava terribilmente assurda e surreale, ma ad un certo punto sono arrivata a comprendere che era inutile e scorretto pormi continuamente domande e soprattutto aspettarmi delle risposte, che per apprezzare e soprattutto capire a pieno questo romanzo avrei dovuto accoglierlo così com’era, lasciarmi accompagnare senza fermarmi a ogni metro guardandolo storto perché non vedevo e non capivo dove volesse condurmi, e grazie alla scrittura semplice, ma mai banale, e scorrevole di Murakami sono riuscita a procedere fino a giungere a questa consapevolezza.
Si tratta di un romanzo di formazione profondamente onirico e metaforico, nel quale sogno e realtà si confondono al punto da immergere il lettore in una sorta di dimensione senza tempo né spazio, la stessa in cui vivono Tamura Kafka, un quindicenne che, abbandonato dalla madre e vittima di una maledizione lanciatagli dal padre, decide di scappare di casa intraprendendo un viaggio che gli permetterà di conoscere se stesso, e Nakata, un anziano signore dalle capacità cognitive limitate e dalla visione del mondo del tutto originale.
Tamura e Nakata, così come tutti gli altri personaggi “secondari”, che secondari non sono affatto in realtà, mi sono entrati profondamente nel cuore: leggendo questo libro ho riso, ho pianto, ho provato rabbia, dolore, incredulità, mi sono fatta tantissime domande e, attraverso le parole di Murakami, ho tratto le mie risposte. Penso sia un libro da leggere assolutamente, ma anche da rileggere a distanza di tempo e io vorrei davvero dimenticarlo per rileggerlo di nuovo come se fosse la prima volta a distanza di tempo e vedere che effetto mi fa.