A review by ilaria_m
A study in drowning. La storia sommersa by Ava Reid

dark emotional mysterious slow-paced
  • Plot- or character-driven? A mix
  • Strong character development? It's complicated
  • Loveable characters? No
  • Diverse cast of characters? No
  • Flaws of characters a main focus? It's complicated

2.0

Voto complessivo: ⭐️⭐️
Trama: 👍👍
Personaggi: 👦
Page turner: 📖📖
Suspense: 😱😱
Plot twist: 💡

Effy crede nelle fiabe, nei miti e nella magia; l’alternativa è ammettere di essere pazza.
Presto crede nella verità.
Insieme possono scoprire i misteri che ancora nasconde Villa Hiraeth, diroccata dimora di uno dei più celebrati autori del paese, il fantomatico Emrys Myrddin, scomparso da sei mesi…

SPOILER ALERT

Il mio errore è sempre il medesimo: mi dicono “dark academia”, “gothic vibes” e io ci casco, con tutte le scarpe.
Un po’ goticheggiante è, ma il dark academia è giusto nei reel realizzati dall’autrice per promuove il libro, in cui lei stessa interpreta la protagonista (e già qui avrei dovuto cominciare ad avere dei dubbi…).
Cosa salvo: l’indagine circa la paternità di Angharad, romanzo che ha reso famoso Emrys Myrddin. La soluzione è quantomai scontata (alla luce di quello che ci viene continuamente ripetuto sulle donne, vittime degli uomini, screditate e messe a tacere o rinchiuse da qualche parte), ma di per sé può intrattenere. Anche l’idea della villa in rovina, come pure il dubbio su cosa sia reale e cosa no, non sono male. Il problema è tutto il resto, quello che io chiamo inutile sovrastruttura: il voler infiocchettare il romanzo con messaggi più “profondi”, facendolo passare per qualcosa di più di quello che è, quando invece sarebbe bastato raccontare una semplice fiaba nera, senza doverla trasformare in un emblema della sopraffazione dell’uomo nei confronti della donna.
ASID è un perfetto esempio di come parlare di misoginia, traumi e disturbi mentali in maniera stereotipata ed estremamente banale, convinti che la sottolineata fino alla nausea fragilità della protagonista, il vittimismo (e il pietismo) possano salvare la baracca. Il punto è che misoginia estremizzata e uomini tutti abusivi (eccetto lo splendente MMC) non sono credibili, perché la realtà è molto più grigia e non così manichea. 
Effy è solo una delle tante protagoniste femminili modellate su una precisa aesthetic: belle bamboline (perché non possono non essere belle) dall’anima tormentata, inascoltate vittime degli uomini. E poi il miracolo: un ragazzo (non un uomo, perché gli uomini sono tutti lupi affamati) crede in lei (su quali basi? Solo perché ha saputo recitare una poesia? ).
Il romance non si capisce bene come si sviluppi: c’è perché l’autrice ha deciso che deve esserci; che sia un’altra manipolazione del Re delle Fate? Questa sembra l’unica spiegazione plausibile.
È arrivavamo così ad un altro punto per me dolentissimo (vi ho già avvisato del rischio spoiler): Effy ha subito delle molestie, MA non si è mai arrivati ad una violenza completa, cosicché la nostra è ancora illibata la sua prima notte con Preston. Devo proprio spiegarvi perché questo è totalmente sbagliato? Far distinzioni tra le vittime, tra chi ha mantenuto o meno la propria “purezza”, significa anche rendere le violenze più o meno gravi, il che non credo sia auspicabile.
Ah, ovviamente se vuoi essere un libro femminista, non puoi non avere la tua mad woman in the attic (trope che adoro, ma che peggio di così non poteva essere trattato).
La ciliegina sulla torta: dopo averci detto che tutti gli uomini sono approfittatori… sorpresa! È tutta colpa del Re delle Fate! Quindi, prima li accusiamo e poi li deresponsabilizziamo!
Sono libri come questo che mi fanno capire il perché del successo di Taylor Swift.