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donatella_zuccaro 's review for:

Una vita da libraio by Shaun Bythell
3.0

[possibili spoiler?] Questo libro si presenta sotto forma di diario privato nel quale l'autore scrive tutto ciò che è relativo alla sua attività di libraio – non solo la vendita, ma anche la rete di conoscenze da coltivare, le iniziative diverse da promuovere ed inventarsi. Bisogna prendere in considerazione, a mio parere, questo aspetto narrativo, perché se lo si considera come un romanzo, risulta noioso (i diari personali tendono ad essere così, a meno che non si viva chissà quali avventure o non si faccia un viaggio introspettivo – non è qui il caso). Qui le piccole vicende non sono approfondite, come sarebbero in un racconto più esteso, sono solo pillole di quotidianità e come tali bisogna valutarle. Non sempre quel che viene scritto è interessante, spesso è ripetitivo, ma sicuramente dà una idea di come sia realmente la vita di chi lavora in una libreria (giusto per quei lettori, come me, che han sempre detto con aria trasognata “Ahhh, quanto mi piacerebbe lavorare in una libreria) e credo che questo sia il punto di forza.
Spesso, nel libro, si fa riferimento ad Amazon o ad altri colossi su internet, come Tripadvisor, che influenzano – e quasi mai in positivo – la gestione di una attività simile. Cose note a molti, ma ripetute veramente tanto spesso in questo volume (forse per rendere chiaro quanta influenza ci sia?).
Nota divertente, quella vena di sarcasmo che si vede, soprattutto nella descrizione dei personaggi – si, sono persone reali quelle descritte, ma alcuni son degni di essere chiamati personaggi - e tra autoctoni di Wigtown, clienti strani (e dove trovarli, nelle librerie pare essere qui la risposta), librai d'altri tempi, scrittori o aspiranti tali, di descrizioni – se pur brevi – ce ne sono a iosa. Sarcasmo, però, che può anche dare fastidio in alcuni momenti, ma per me è stato tollerabile.
Ci sono momenti che ho trovato anche commoventi, ad esempio quando Shaun parla dello sgombero di abitazioni private per recuperare libri appartenuti a delle persone morte e come togliere quei libri sia, soprattutto per chi non ha eredi, come “l'atto finale di distruzione dell'individualità”. Sul fatto che le collezioni di libri siano poi una raffigurazione della personalità di una persona (con anche dei lati “oscuri” ai più, con libri che non verrebbero probabilmente associati alla persona stessa), l'autore ci ritorna anche in altri punti. Anche io, come l'autore, mi ritrovo a vedere che libri ci sono negli scaffali delle persone per capirle un po' di più eheh. Riguardo questa attività di recupero di libri appartenuti a gente ormai morta, una bella cosa è che l'autore accompagna a volte delle storie legate alle persone che possedevano quei libri.
Tutto sommato, una lettura piacevole, da 3 stelline su 5
P.S.: se nel caso vi venisse voglia di visitare Wigtown (piccolo villaggio pieno di librerie), quando sarà possibile, sappiate che lì c'è l'Open Book, dove si può vivere nell'appartamento posto sopra una libreria e gestire la suddetta libreria per il tempo di permanenza.