A review by dominil
I Malavoglia by Giovanni Verga

4.0

Ma il primo di tutti a cominciar la sua giornata è stato Rocco Spatu.
Così si concludono quindici anni di sofferenze e privazioni di una famiglia di poveri pescatori siciliani, alle prese con catastrofi naturali e gli inganni degli altri abitanti del loro villaggio.
Tra sublime lirismo e graffiante realismo, Verga riesce a trasmettere un grande raggio di esperienze e emozioni umani, che tutti abbiamo vissuto, nel bene e nel male.

Una famiglia distrutta e spaccata in due, tra chi ostinatamente crede nell'ideale dell'ostrica e della famiglia e chi, invece, si accorge dell'ingiustizia e si ribella, tentando nuove strade e fallendo sempre.
'Ntoni, dopo aver visto il mondo e illudendosi di riuscire a trovare un lavoro in cui non dover far nulla, torna frustrato all'universo di fatica e stoica sopportazione di suo nonno, tanto da non lasciarsi nemmeno più toccare dalle parole avite, che lo implorano di continuare sulla buona strada per i propri fratelli. Eppure, proprio alla fine, quando avrà sperimentato sulla propria pelle cosa significa pagare per non far nulla, l'unico desiderio, irrealizzabile, è quello di poter tornare a vivere nel villaggio, con i suoi. Lui è ormai un esule, ha visto e fatto troppo per poter tornare a uno stato di relativa innocenza.
Lia, senza genitori da sempre, è protetta dalla stanca e sfibrata sorella Mena e desidera molto di più che rimanere a invecchiare sulla soglia di casa, senza amore né rispetto, e decide, dopo l'esito di 'Ntoni, di fuggire via da quello stretto recinto dei pettegolezzi del villaggio. Solo Alfio Mosca ne vede un scorcio, per caso, della sua sorte.
Eppure è Mena a pagare più di tutti, stretta tra la morsa della morale del nonno, che la induce a obbedire e a rimanere silenziosa e sottomessa per sempre, e le altre comari del villaggio, serpi in seno pronte a gridare al minimo sgarro, materialiste anche nelle faccende di cuore.
Solo Alessi riesce a trovare un equilibrio tra la morale della famiglia e il mondo esterno, recuperando l'amata casa del nespolo, ormai libera da tutti i fantasmi del passato.

A questo nucleo, fa da cornice il villaggio, anch'esso schierato, che aiuta o nuoce a questi Malavoglia, a seconda di quale ideale seguano.
Ogni cricca di personaggi si riunisce in un luogo preciso, che è segno tangibile della loro identità, che sia l'osteria, il ballatoio o la farmacia.
Una girandola infinite di comari, che flirtano e ammoniscono, gridano e occhieggiano dalla finestra, e di compari, che litigano tra di loro, si consigliano e tramano per il maggior guadagno possibile.
Ci sono gli ubriaconi, i politicanti, le madri iperprotettive delle figlie, le ostesse seducenti e peccatrici, i pretendenti, gli usurai e i farmacisti. Un piccolo mondo perfettamente formato che prende vita con una risata, un'andatura o una carezza alla barba.

Questo libro non è una lettura facile: i personaggi non vengono introdotti gradualmente ma ammassati, come se si conoscessero già, il dire e il pensare si confondono e si ha sempre la sensazione che un gruppo di donne anziane stia commentando le vicende alle proprie spalle.
Ma dev'essere letto perché Verga ha avuto la straordinaria capacità di rendere umana e viva la carta su cui ha scritto.