A review by ilariam
È caduta una stella by Josephine Tey

4.0

Nel commentare i romanzi polizieschi di Josephine Tey si rischia di essere ripetitivi: ancora una volta, l'autrice dimostra di essere prima di tutto una grande narratrice, in grado di delineare efficacemente, anche con poche pennellate, ambienti e personaggi, che salgono così alla ribalta indipendentemente dalla trama mystery che fa da filo conduttore nella vicenda.

Christine Clay è l'attrice del momento: inanella un successo dietro l'altro ed è felicemente sposata con un nobile.
E' amata dal pubblico, ma invidiata dai colleghi, che certo non premono per lavorare con lei, nel rischio di essere facilmente messi in secondo piano dal suo talento.
Tra un film e l'altro, decide di prendersi una pausa, rifuggiandosi segretamente nel cottage di un amico; poco prima che la vacanza finisca, però, il suo corpo, privo di vita, viene ritrovato poco dopo l'alba sulla spiaggia...

Già in L'Uomo in Coda c'è stata una prima, breve incursione nello showbusiness; in Una Stella è Caduta, i riflettori vengono puntati sul mondo del cinema, con le sue star alla ricerca disperata di attenzione, che non si risparmiano colpi bassi, e pronte a tutto per prevalere l'una sull'altra:

"«Sì, certo. Non ti conviene parlarne, visto che l’hai uccisa tu» la provocò Judy.
«Io?» Marta rimase immobile, in un silenzio sconcertato, che durò solo un istante.
«Certo!» si animò Clement. «Volevate la stessa parte, ma l’hanno assegnata a lei! Come avevamo potuto dimenticarlo?»
«Be’, se siamo alla ricerca di un movente, caro mio, tu sei andato su tutte le furie quando lei non ha voluto essere fotografata da te. Se ricordo bene ha detto che le tue foto erano carta straccia.»
«Ma Clement non l’avrebbe mica fatta annegare. Al massimo l’avvelenava» rifletté Judy. «Con una scatola di cioccolatini, alla Borgia. No, sarà stato Lejeune, pur di non recitare con lei. È un macho, e suo padre era un macellaio, ne avrà ereditato la pellaccia. Oppure Coyne? Poteva ucciderla sul set di "Sbarre d’acciaio", quando non guardava nessuno.»
«Potreste smetterla con queste fesserie, per favore?» fece Marta con tono irritato. «Lo so che dopo tre giorni il trauma comincia a scemare, ma Christine era nostra amica, è odioso giocare con la morte di una cara amica.»
«Quante sciocchezze mi tocca sentire!» si lamentò Judy, vuotando il quinto bicchiere. «A nessuno di noi importava un fico secco di lei. Per poco non facciamo i salti di gioia, ora che si è tolta di mezzo.»"

ma anche sul fanatismo che sempre più prende piede tra il pubblico.

"Quando svoltarono all’incrocio, l’ispettore lanciò uno sguardo ai giornali esposti dai venditori ambulanti. FUNERALE DELLA CLAY: SCENE INAUDITE. SVENUTE DIECI DONNE. L’ADDIO DI LONDRA ALLA CLAY. E (dal «Sentinel»): GLI ULTIMI SPETTATORI DELLA CLAY. IL FUNERALE DELLA CLAY.
Il piede di Grant spinse sull’acceleratore.
«È stato orribile» esordì l’uomo accanto a lui, a bassa voce.
«Immagino.»
«Quelle donne... Credo che la grandezza della nostra razza stia per soccombere. Siamo sopravvissuti alla guerra, ma forse lo sforzo è stato eccessivo. Ci ha lasciato... epilettici. A volte succede, con i traumi forti.» Rimase in silenzio per un momento, riflessivo. «Ho visto mitragliatrici che si rivolgevano contro le truppe in aperta campagna, in Cina, e mi ribellavo alla carneficina. Eppure avrei visto il massacro di quell’isterica massa disumana di stamattina con più gioia di quanto non riesca a descriverle. Non perché era... Chris, ma perché mi hanno fatto vergognare di essere uomo, di appartenere alla stessa specie.»"

Il lettore può spesso mettere da parte l'interesse per chi abbia effettivamente ucciso Christine Clay, catturato dall'ironia senza peli sulla lingua della Tey, graffiante, ma sempre molto elegante, e che regala personaggi che si imprimono facilmente nella memoria (dalla giovane Erica, promettente investigatrice in erba, a Robert Tisdall, ingenuo in maniera del tutto disarmante, passando per Scoop Hopkins, perfetto emblema di un certo tipo di giornalismo).

Ad Alan Grant, che

"Avrebbe voluto essere uno di quegli esseri dall’istinto eccezionale e dal giudizio infallibile che riempivano le pagine dei romanzi polizieschi, e non un semplice ispettore diligente, armato delle migliori intenzioni e di un’intelligenza comune. "

non rimane che tirare le somme dell'intricata vicenda, dopo aver battuto più di una pista.

In fondo la Tey suggerisce tra le righe chi sia il colpevole, e non mischia più di tanto le carte in tavola come altre sue colleghe; al lettore il non lasciarsi confondere dai sospettati che di volta in volta Grant pone in cima alla sua lista, concentrandosi piuttosto sulle intuizioni dei personaggi secondari....

Un giallo, ma, prima di tutto, un romanzo estremamente godibile.