A review by ilariam
Le stanze dei fantasmi by Elizabeth Gaskell, George Augustus Sala, Charles Dickens, Wilkie Collins, Hesba Stretton, Adelaide Anne Procter

Una raccolta di ghost stories senza fantasmi.

Le stanze, con i loro inconsueti abitanti, si rivelano una metafora per portare a galla ciò che, seppur sopito, continua ad agitarsi nel profondo dell'animo delle voci narranti; nient'altro se non un'immersione in quello che qualche decennio più tardi sarebbe stato definito "inconscio".

Ogni autore fornisce una sua interpretazione del tema, rimanendo fedele al proprio stile letterario: Dickens (La stanza del Signorino B) è ironico, quasi beffardo, ma contemporaneamente riesce a toccare nell'intimo con il richiamo ad un età perduta per sempre, con le sue illusioni e speranze:

“Nessun altro fantasma ha infestato la stanza del ragazzo, amici miei, dal momento in cui l’ho occupata, all’infuori del fantasma della mia fanciullezza, il fantasma della mia innocenza, il fantasma delle mie vane illusioni.”

Wilkie Collins (La stanza della madia), "padre" del sensational novel, ci offre un racconto ricco di suspance, che partendo da premesse apparentemente innocue (il fantasma di un candelabro), trascina il lettore nel vivo dell'azione su un brigantino inglese all'epoca della guerra nelle Colonie Spagnole.

Hesba Stretton (La stanza dell'orologio)percorre la strada della storia d'amore, ma non mancano frecciatine sul rapporto uomo/donna:

“(...)se un uomo crede che tu riesca a vivere senza di lui, poi non ti penserà più. (...) Se mortifichi la vanità degli uomini, Stella, poi la ferita non si rimarginerà più.”

Commovente, ma anche strabordante di carità cristiana, il racconto in versi di Adelaide Anne Procter, con la triste vicenda della giovane Angela, l'ennesima fanciulla innocente sedotta e abbandonata.

Sala (La stanza doppia) sorprende per l'espediente narrativo utilizzato, che crea un inaspettato (doppio) colpo di scena.

Elizabeth Gaskell (La stanza del giardino) strazia il cuore del lettore con un amore umile, ma immenso, ripagato con la più ignobile ingratitudine.

“I cuori spezzati tornano a casa, per essere confortati da Dio”

Dickens riprende poi la parola ancora un'ultima volta (La stanza ad angolo), suggellando con un lieto fine, come è giusto che sia, quelli che dopo tutto non sono che dei racconti di Natale: ciascuno ha in fondo al proprio cuore una stanza abitata da un fantasma, che sia un ricordo o un rimpianto, e prima o poi troverà il modo di manifestarsi.

“Per farla breve, trascorremmo il tempo che ci restava nella più grande allegria, e le nostre stanze non furono mai infestate, neppure per un momento, da qualcosa di più spiacevole delle nostre fantasie e dei nostri ricordi. ”