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A review by eustachio
Demian by Hermann Hesse
3.0
La trama di Demian è riassunta nel sottotitolo: storia della giovinezza di Emil Sinclair. Il mio gradimento però varia a seconda del punto di vista con cui ripenso alla storia.
Se ci ripenso come a un romanzo di formazione, potrebbe essere uno dei miei libri preferiti di Hermann Hesse. I primi capitoli in particolare sono molto ben riusciti.
Il piccolo Emil racconta di aver rubato delle mele per apparire coraggioso agli occhi di un compagno di scuola, Kromer, ma quest'ultimo ne approfitta e lo ricatta minacciando di denunciarlo. Emil è diviso tra la paura di confessare tutto ai genitori e mettere a tacere Kromer, ed è solo con l'aiuto di Demian che riesce a liberarsene. Demian è quasi coetaneo, ma è molto più saggio, e con i suoi discorsi lo spinge a non accettare ciecamente quanto insegnato al catechismo.
Come romanzo di formazione la crescita di Emil è un'accettazione del fatto che il mondo buono e il mondo cattivo non sono opposti e inconciliabili, e questa idea è rappresentata nella figura del dio Abraxas, che unisce divino e diabolico.
Se ripenso ai dettagli, invece, non posso fare a meno di essere un po' alienato. Superati i primi capitoli, è chiaro che i personaggi che incontra Emil sono allegorici, ognuno con una funzione nel percorso di crescita del protagonista. L'alienazione nasce nel momento in cui le teorie di Demian passano da un modo di vedere la realtà con più attenzione, come per esempio supporre quello che qualcuno pensa osservando l'aspetto esteriore e facendo deduzioni, alle caratteristiche di una setta. Demian infatti si è avvicinato a Emil perché ha visto in lui il marchio di Caino. Quelli segnati possono utilizzare la mente per chiamare altre persone, come anche per prevedere il futuro.
Il passaggio dal vago alone di misticismo a una realtà in cui un culto dà dei poteri magici l'avrei evitato volentieri. Per me è inquietante, specialmente perché tutti i personaggi, pur muovendosi in un mondo reale, si assecondano in questa visione allucinata del mondo.
Di Demian potrei avere un ricordo vagamente positivo, ma solo se non lo guardo troppo da vicino.
Se ci ripenso come a un romanzo di formazione, potrebbe essere uno dei miei libri preferiti di Hermann Hesse. I primi capitoli in particolare sono molto ben riusciti.
Il piccolo Emil racconta di aver rubato delle mele per apparire coraggioso agli occhi di un compagno di scuola, Kromer, ma quest'ultimo ne approfitta e lo ricatta minacciando di denunciarlo. Emil è diviso tra la paura di confessare tutto ai genitori e mettere a tacere Kromer, ed è solo con l'aiuto di Demian che riesce a liberarsene. Demian è quasi coetaneo, ma è molto più saggio, e con i suoi discorsi lo spinge a non accettare ciecamente quanto insegnato al catechismo.
Come romanzo di formazione la crescita di Emil è un'accettazione del fatto che il mondo buono e il mondo cattivo non sono opposti e inconciliabili, e questa idea è rappresentata nella figura del dio Abraxas, che unisce divino e diabolico.
Se ripenso ai dettagli, invece, non posso fare a meno di essere un po' alienato. Superati i primi capitoli, è chiaro che i personaggi che incontra Emil sono allegorici, ognuno con una funzione nel percorso di crescita del protagonista. L'alienazione nasce nel momento in cui le teorie di Demian passano da un modo di vedere la realtà con più attenzione, come per esempio supporre quello che qualcuno pensa osservando l'aspetto esteriore e facendo deduzioni, alle caratteristiche di una setta. Demian infatti si è avvicinato a Emil perché ha visto in lui il marchio di Caino. Quelli segnati possono utilizzare la mente per chiamare altre persone, come anche per prevedere il futuro.
Il passaggio dal vago alone di misticismo a una realtà in cui un culto dà dei poteri magici l'avrei evitato volentieri. Per me è inquietante, specialmente perché tutti i personaggi, pur muovendosi in un mondo reale, si assecondano in questa visione allucinata del mondo.
Di Demian potrei avere un ricordo vagamente positivo, ma solo se non lo guardo troppo da vicino.