Take a photo of a barcode or cover
alexys_tenshi 's review for:
Confessioni di una maschera
by Yukio Mishima
4.5/5
In questo romanzo Mishima usa la forma autobiografica, creando forte intimità tra il protagonista e il lettore, che riesce ad immergersi nei suoi pensieri più profondi.
Un viaggio dall’infanzia alla maturità, rievocazione di immagini e ricordi di quotidianità e di scoperta della sua sessualità.
La vista di una riproduzione del San Sebastiano di Reni è ciò che lo inizia all’ autoerotismo e all’ omosessualità. Domande e dubbi sorgono spontanee e la ricerca di risposte porta Kochan ad “osservare” gli altri: sensualità della carne, differenza tra i corpi maschili e femminili.
Proprio per il suo sentirsi “diverso” Kochan decide di vivere la sua vita attraverso una maschera, cercare di apparire come tutti gli altri. Eppure, è proprio questa maschera che rende tutto il romanzo di “dubbia verità”. Come può una maschera fare una confessione veritiera? Questo è il dubbio che viene instillato nella mente del lettore.
La passione spasmodica per la “tragicità”, la morte e la guerra sono il tema “secondario” del romanzo. La bellezza che Kochan ritrova in queste immagini e visioni macabre riflette, in realtà, un attaccamento alla vita. La morte è simbolo di “uguaglianza”.
Lo stile di Mishima colpisce fin dalla prima pagina. Lo stile è descrittivo e melodioso, una introspezione psicologica scritta magnificamente. Una riflessione sul tema dell’omosessualità negli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Ancora oggi Mishima riesce a scaldare il mio cuore con le sue parole.
In questo romanzo Mishima usa la forma autobiografica, creando forte intimità tra il protagonista e il lettore, che riesce ad immergersi nei suoi pensieri più profondi.
Un viaggio dall’infanzia alla maturità, rievocazione di immagini e ricordi di quotidianità e di scoperta della sua sessualità.
La vista di una riproduzione del San Sebastiano di Reni è ciò che lo inizia all’ autoerotismo e all’ omosessualità. Domande e dubbi sorgono spontanee e la ricerca di risposte porta Kochan ad “osservare” gli altri: sensualità della carne, differenza tra i corpi maschili e femminili.
Proprio per il suo sentirsi “diverso” Kochan decide di vivere la sua vita attraverso una maschera, cercare di apparire come tutti gli altri. Eppure, è proprio questa maschera che rende tutto il romanzo di “dubbia verità”. Come può una maschera fare una confessione veritiera? Questo è il dubbio che viene instillato nella mente del lettore.
La passione spasmodica per la “tragicità”, la morte e la guerra sono il tema “secondario” del romanzo. La bellezza che Kochan ritrova in queste immagini e visioni macabre riflette, in realtà, un attaccamento alla vita. La morte è simbolo di “uguaglianza”.
Lo stile di Mishima colpisce fin dalla prima pagina. Lo stile è descrittivo e melodioso, una introspezione psicologica scritta magnificamente. Una riflessione sul tema dell’omosessualità negli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Ancora oggi Mishima riesce a scaldare il mio cuore con le sue parole.