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A review by stephthepanda
Tomorrow, and Tomorrow, and Tomorrow by Gabrielle Zevin
4.0
Questo libro è come se fosse una dolce favola per nerd (ma con l'attenzione di chi vuole regalare questa favola anche ad un pubblico più ampio).
Io che non sono una grande giocatrice e che non sono una grande appassionata di videogiochi, ho veramente ADORATO il citare i videogiochi e il richiamo alla cultura "nerd" videoludica. Ho molto apprezzato come lo stile di scrittura ti faccia quasi sentire di essere lì, insieme ai protagonisti della storia, come se stessi progettando insieme a loro, come se fossi uno dei protagonisti dei loro giochi.
Quindi se io, che non sono considerabile una "nerd" in senso stretto, ho apprezzato questo libro, figuriamoci una persona che invece si definisce tale. E questo discorso vale ancora di più, quando si scopre che l'autrice è una di quei nerd che ha visto ed ha giocato ad ognuno dei giochi citati nel libro.
Questo libro mi ha ricordato, sotto certi aspetti: "persone normali", perché Sam e Sadie sono personaggi decisamente complessi, dalle mille sfaccettature e che in certi momenti ti fanno una rabbia terribile. Sono anime così affini che allo stesso tempo risultano così lontane che questo le porta a scontrarsi; anime "figlie dei loro traumi" e non vi nego di aver pensato quanto fosse ironico il momento in cui Sadie si lamenta che "i giovani d'oggi non facciano altro che ripetere questa frase", perché probabilmente lei più di tutti odia il dover riconoscere questo aspetto di sé.
E' vittima del suo passato, è vittima del suo essere asociale, è vittima del suo non sapersi approcciare alla gente, è vittima delle sue paure e dei sensi di colpa.
Stesso discorso vale per Sam, però è vittima di una delle più grandi perdite della sua vita (quello della madre), è vittima del pregiudizio che l'avere un piede non propriamente funzionante causa, ed allo stesso tempo quello stesso piede lo rende vittima di un perenne flashback di quel giorno, è vittima del pregiudizio che il suo essere per metà coreano in un'America che non era ancora abbastanza aperta di mente da accettare ed includere etnie diverse.
E' proprio in questo essere vittima di se stessi e degli altri che loro due trovano un punto in comune, un linguaggio in comune e questa cosa io l'ho apprezzata particolarmente.
Se c'è una cosa che è messa in chiaro, infatti, è che Sam e Sadie non sanno come comunicare normalmente (ora ditemi che non vi ricordano Marianne e Connell), ma imparano a farlo solo attraverso un intermezzo: i giochi.
La loro amicizia è come se fosse una perenne partita, si perde ma si ricomincia daccapo.
E' questo infatti, l'ingrediente segreto che ti porta a immergere nella storia.
Il ritmo è scorrevole, nonostante non vi posso negare che in alcuni momenti linguaggi particolarmente specifici del mondo videoludico e della programmazione mi abbiano messo in difficoltà.
E' un libro che parla a tutti.
Ho riso, mi sono arrabbiata (e credetemi, ce n'è da arrabbiarsi con i nostri due protagonisti) e mi sono commossa, specialmente quando scopri il perché del titolo.
Quando ho realizzato io ero un fiume in piena, io ero uno tsunami, io ero la grande onda di Kanagawa rappresentata sulla copertina (infatti questo libro nasconde anche del grande simbolismo dentro le sue pagine).
Sam e Sadie non sono solo amici, sono molto di più: anime gemelle platoniche.
Io che non sono una grande giocatrice e che non sono una grande appassionata di videogiochi, ho veramente ADORATO il citare i videogiochi e il richiamo alla cultura "nerd" videoludica. Ho molto apprezzato come lo stile di scrittura ti faccia quasi sentire di essere lì, insieme ai protagonisti della storia, come se stessi progettando insieme a loro, come se fossi uno dei protagonisti dei loro giochi.
Quindi se io, che non sono considerabile una "nerd" in senso stretto, ho apprezzato questo libro, figuriamoci una persona che invece si definisce tale. E questo discorso vale ancora di più, quando si scopre che l'autrice è una di quei nerd che ha visto ed ha giocato ad ognuno dei giochi citati nel libro.
Questo libro mi ha ricordato, sotto certi aspetti: "persone normali", perché Sam e Sadie sono personaggi decisamente complessi, dalle mille sfaccettature e che in certi momenti ti fanno una rabbia terribile. Sono anime così affini che allo stesso tempo risultano così lontane che questo le porta a scontrarsi; anime "figlie dei loro traumi" e non vi nego di aver pensato quanto fosse ironico il momento in cui Sadie si lamenta che "i giovani d'oggi non facciano altro che ripetere questa frase", perché probabilmente lei più di tutti odia il dover riconoscere questo aspetto di sé.
E' vittima del suo passato, è vittima del suo essere asociale, è vittima del suo non sapersi approcciare alla gente, è vittima delle sue paure e dei sensi di colpa.
Stesso discorso vale per Sam, però è vittima di una delle più grandi perdite della sua vita (quello della madre), è vittima del pregiudizio che l'avere un piede non propriamente funzionante causa, ed allo stesso tempo quello stesso piede lo rende vittima di un perenne flashback di quel giorno, è vittima del pregiudizio che il suo essere per metà coreano in un'America che non era ancora abbastanza aperta di mente da accettare ed includere etnie diverse.
E' proprio in questo essere vittima di se stessi e degli altri che loro due trovano un punto in comune, un linguaggio in comune e questa cosa io l'ho apprezzata particolarmente.
Se c'è una cosa che è messa in chiaro, infatti, è che Sam e Sadie non sanno come comunicare normalmente (ora ditemi che non vi ricordano Marianne e Connell), ma imparano a farlo solo attraverso un intermezzo: i giochi.
La loro amicizia è come se fosse una perenne partita, si perde ma si ricomincia daccapo.
E' questo infatti, l'ingrediente segreto che ti porta a immergere nella storia.
Il ritmo è scorrevole, nonostante non vi posso negare che in alcuni momenti linguaggi particolarmente specifici del mondo videoludico e della programmazione mi abbiano messo in difficoltà.
E' un libro che parla a tutti.
Ho riso, mi sono arrabbiata (e credetemi, ce n'è da arrabbiarsi con i nostri due protagonisti) e mi sono commossa, specialmente quando scopri il perché del titolo.
Quando ho realizzato io ero un fiume in piena, io ero uno tsunami, io ero la grande onda di Kanagawa rappresentata sulla copertina (infatti questo libro nasconde anche del grande simbolismo dentro le sue pagine).
Sam e Sadie non sono solo amici, sono molto di più: anime gemelle platoniche.