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fraaasa 's review for:
Babel. Una storia arcana
by R.F. Kuang
Un libro divisivo, che ha ricevuto pareri davvero eterogenei, e dopo averlo letto capisco pienamente il perché.
"Babel" non è il tipico low-fantasy percorso incidentalmente da tematiche che hanno forti legami con la contemporaneità. Piuttosto, è una lunga denuncia contro il colonialismo condotta portando alle estreme conseguenze la storia e le conseguenze dello sfruttamento (già di per sé brutale) delle risorse indigene attraverso l'invenzione di un espediente magico (e francamente geniale) che attribuisce all'argento e allo scarto di traduzione poteri enormi.
A una prima parte di presentazione e a una sezione centrale più "tradizionale" e prevedibile segue una serie di scelte di trama inaspettate e coinvolgenti, che sottolineano ancora di più la distanza tra questo libro e i tratti usuali del genere. Ne risulta uno di quei rari casi, quindi, in cui il libro più va avanti e più migliora (forse anche perché la prima parte ha un po' di difetti), fino a un finale forte e commovente.
E se la poca verosimiglianza di certi eventi e/o dinamiche è in qualche modo giustificata dall'etichetta del "fantasy", alla fine "Babel" fa molta fatica a farsi incasellare e perciò divide, anche per la sua capacità (pregio o difetto?) di spaziare dal racconto di formazione alla denuncia sociale e al tono da lezione di linguistica e glottologia (offrendo alcune tra le parti più affascinanti, anche se talvolta un po' difficili da affrontare).
"Babel" non è il tipico low-fantasy percorso incidentalmente da tematiche che hanno forti legami con la contemporaneità. Piuttosto, è una lunga denuncia contro il colonialismo condotta portando alle estreme conseguenze la storia e le conseguenze dello sfruttamento (già di per sé brutale) delle risorse indigene attraverso l'invenzione di un espediente magico (e francamente geniale) che attribuisce all'argento e allo scarto di traduzione poteri enormi.
A una prima parte di presentazione e a una sezione centrale più "tradizionale" e prevedibile segue una serie di scelte di trama inaspettate e coinvolgenti, che sottolineano ancora di più la distanza tra questo libro e i tratti usuali del genere. Ne risulta uno di quei rari casi, quindi, in cui il libro più va avanti e più migliora (forse anche perché la prima parte ha un po' di difetti), fino a un finale forte e commovente.
E se la poca verosimiglianza di certi eventi e/o dinamiche è in qualche modo giustificata dall'etichetta del "fantasy", alla fine "Babel" fa molta fatica a farsi incasellare e perciò divide, anche per la sua capacità (pregio o difetto?) di spaziare dal racconto di formazione alla denuncia sociale e al tono da lezione di linguistica e glottologia (offrendo alcune tra le parti più affascinanti, anche se talvolta un po' difficili da affrontare).