A review by blackjessamine
Il collegio by Tana French

3.0

Non sapevo che cosa aspettarmi, quando ho cominicato a leggere questo libro. Non ho letto la quarta di copertina, non ho letto recensioni, non ho letto niente sull'autrice: mi sono semplicemente buttata, perché ogni tanto immergermi nei problemi di ricchi privilegiati viziati viziosi e annoiati mi piace. Scuole esclusive, patine luminose e perfette che nascondono turpitudini sono un tipo di narrazione forse non particolarmente avanguardistica, ma con me funzionano spesso.
In questo caso, però, non sono sicura che Tana French sia riuscita a fare centro.
Forse perché l'ultima storia simile che ho letto è stata "Dio di illusioni" di Donna Tartt, e sono abbastanza sicura che anche la French lo abbia letto e lo avesse bene in mente scrivendo "Il collegio". Ma, ahimé, il respiro delle due narrazioni è proprio completamente diverso, e il confronto non è affatto lusinghiero per la French.
Non posso dire di non aver apprezzato questa lettura: ho sempre letto volentieri, forse non smaniando di arrivare in fondo (non quanto dovrei smaniare in un thriller con questa struttura, dove tutta la narrazione si condensa in una sola giornata e il ritmo vorrebbe essere serrato, pur risultando in realtà piuttosto farraginoso in alcuni aspetti), ma comunque la mia curiosità è sempre rimasta piuttosto alta. Ho apprezzato il modo in cui i contorni della vicenda vengono pian piano alla luce in un intrecciarsi di passato e presente (ancora una volta, non si tratta certo di una struttura mai vista prima, ma sicuramente è solida e funziona) e anche la risoluzione del caso, per quanto sia tutt'altro che impossibile, mi ha comunque soddisfatta, perché ha fatto andare al loro posto tutti gli elementi.
Quello che non mi ha convinta, però, sono i personaggi: la vicenda è carina, la scrittura scorrevole e coinvolgente, ma io non ho creduto neppure per un istante che i personaggi fossero persone. È tutto troppo esasperato, troppo macchiettistico. I due poliziotti sono proprio due cartonati, la sagoma del cliché del poliziotto buono e del poliziotto cattivo, e le ragazze protagoniste sono semplicemente fastidiose nel loro essere esasperatamente adolescenti. Non ho creduto a nessuna di loro, mai.
E questo, per me, va a togliere molto alla storia, perché se non posso credere ai personaggi, come può importarmi qualcosa di ciò che accade loro e di quali siano le motivazioni che hanno dato origine ai loro gesti?

Insomma, la lettura resta piacevole, ma temo che fra un paio di settimane me ne sarò completamente dimenticata.