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A review by dory_a
Darius, va tutto bene by Adib Khorram
challenging
emotional
funny
hopeful
inspiring
relaxing
medium-paced
- Plot- or character-driven? Character
- Strong character development? Yes
- Loveable characters? Yes
- Diverse cast of characters? Yes
- Flaws of characters a main focus? Yes
5.0
Le cose per Darius Kellner non vanno esattamente bene, né a scuola né a casa: a scuola viene costantemente preso in giro dai bulli perché birazziale (Darius infatti è sia iraniano sia americano), mentre a casa lui e suo padre hanno un normale rapporto padre-figlio soltanto durante la loro visione giornaliera di Star Trek; il rapporto con la mamma e la sorellina invece è sicuramente meno difficile, me il fatto che loro due siano molto vicine alla cultura persiana - più di quanto lui lo sia mai stato - rappresenta comunque un altro bello ostacolo. La notizia del peggioramento delle condizioni di salute del nonno materno però potrebbe cambiare tutto: i genitori di Darius infatti decidono che è arrivato il momento di recarsi in Iran, in modo da passare un po' di tempo insieme al nonno e al resto della famiglia prima che sia troppo tardi e lui venga a mancare. Sebbene il motivo del viaggio sia tutt'altro che positivo, Darius ha intenzione di sfruttare quest'occasione non solo per dire addio al nonno ma anche per cercare di avvicinarsi ai parenti materni, all'Iran, alla cultura persiana e a tutto ciò che la riguarda.
Darius, va tutto bene (forse) rientra tra i romanzi young adult contemporary più apprezzati degli ultimi anni e ciò ha sicuramente contribuito ad accrescere ulteriormente l'interesse e la curiosità che comunque già nutrivo per questo libro. Fortunatamente, si tratta di uno di quei casi dove i tanti pareri e le tante recensioni entusiasmanti sono assolutamente comprensibili e meritati: per quanto mi riguarda infatti, Darius, va tutto bene (forse) è riuscito addirittura a superare le mie aspettative piuttosto alte e a guadagnarsi - a ragione! - una posizione di primo piano tra i libri che ho preferito di più quest'anno!
Darius, va tutto bene (forse) può essere sicuramente considerato un romanzo character driven: la trama infatti è davvero molto semplice - Darius e tutta la sua famiglia si recano in Iran per stare un po' insieme alla famiglia della mamma - e non si verifica niente di veramente scioccante o sconvolgente, tanto che vi basterà leggere i primi capitoli del libro per farvi un'idea anche abbastanza precisa di quello che succederà nel corso della storia e per capire dove l'autore voglia andare a parare; a portare avanti la storia, a colpire e ad appassionare sono appunto i personaggi, in primis il protagonista Darius e le relazioni (qualche volta complicate) che ha con tutti gli altri personaggi. Nello specifico, Darius, va tutto bene (forse) si concentra sul bellissimo e toccante - sebbene non sempre facile - percorso che Darius deve compiere al fine di abbracciare finalmente la sua identità birazziale, in particolare la sua parte persiana, un percorso che gli farà anche rendere conto di essere abbastanza e di esserlo esattamente così com'è, senza dover cambiare assolutamente nulla di sé stesso. Darius è un protagonista che io personalmente ho adorato: per l'amore per le sue passioni (ci mancava poco che anche io diventassi una fan dei suoi libri e delle sue serie preferite!), per i suoi pensieri e sentimenti spesso contraddittori ma per questo incredibilmente realistici, per i suoi pregi ma anche per i suoi difetti che contribuiscono a renderlo un personaggio a tutto tondo, di facile comprensione e a cui è praticamente impossibile non affezionarsi, proprio perché l'autore non ci tiene nascosto niente del protagonista di Darius, va tutto bene (forse). Insomma, Adib Khorram è riuscito ad approfondire e farmi conoscere Darius talmente tanto bene che alla fine non mi sembrava più un personaggio fittizio ma una persona vera e propria.
Darius però è circondato da un esteso cast di personaggi e molto spazio viene dedicato anche a loro, soprattutto al legame che li unisce a Darius; Darius si ritrova quindi a che fare con rapporti che vanno approfonditi, prima di recarsi in Iran per esempio Darius aveva visto i suoi nonni materni solo attraverso uno schermo mentre adesso ha finalmente la possibilità di vederli dal vivo e di conoscerli come si deve ed è molto interessante leggere di Darius che deve rapportarsi con queste due persone che sono sì, suoi parenti ma anche, sostanzialmente, degli estranei e vederlo creare con loro due rapporti molto diversi (dopotutto il nonno e la nonna si pongono nei suoi confronti in maniera molto differente), una cosa che ho trovato molto credibile e realistica, oppure con rapporti che devono in un certo senso essere recuperati come quello con suo padre, da qualche anno a questa parte infatti Darius e suo padre hanno una relazione a dir poco tesa con il padre che sembra costantemente criticarlo per cose che Darius non può controllare e con quest'ultimo che di conseguenza si sente sempre giudicato e sotto pressione, senza sapere nemmeno che cosa fare per rendere suo padre finalmente felice e soddisfatto, la situazione poi è resa ancora più difficile dall'incapacità di entrambi di comunicare l'uno con l'altro e di confrontarsi apertamente e con sincerità ed è proprio su ciò che dovranno lavorare sia Darius sia suo padre nel corso di Darius, va tutto bene (forse). A Yazd - dove è ambientata nello specifico la storia - però Darius fa la conoscenza e deve relazionarsi anche con persone completamente nuove, fra queste va assolutamente menzionato Sohrab, un ragazzo della sua età nonché vicino di casa dei nonni che decide di prendere il protagonista sotto la sua ala e di fare il possibile per farlo sentire a casa e con il quale nascerà una bellissima amicizia.
Ad avermi colpito di Darius, va tutto bene (forse) non è stata solo solo l'attenta ed approfondita esplorazione delle relazioni presenti al suo interno ma anche (e in certi casi soprattutto) l'abilità di Adib Khorram di sviluppare tutti questi personaggi secondari come si deve e di creare quindi un cast estremamente complesso ed interessante, nonostante l'ovvio limite rappresentato dal fatto che la storia ci viene raccontata solo dal punto di vista di Darius, per cui i personaggi li vediamo solamente attraverso i suoi occhi. Io ho particolarmente apprezzato la dinamicità che caratterizza in pratica tutti i personaggi di Darius, va tutto bene (forse): a partire dal protagonista, che come ho già sottolineato andrà incontro a dei cambiamenti molto importanti su vari fronti nel corso della storia, fino ad arrivare ai personaggi secondari; pure questi ultimi infatti sono piuttosto dinamici (soprattutto i genitori di Darius) e sebbene nel loro caso non abbiamo la possibilità di seguire da vicino e passo dopo passo il loro percorso è evidente che pure loro ne compiono uno, pure loro cominciano a prendere coscienza di determinate cose, ad aprire gli occhi e a riconoscere i proprio errori. Insieme a Darius, i personaggi secondari (o comunque la maggior parte) alla fine di Darius, va tutto bene (forse) appaiono chiaramente trasformati (decisamente in meglio) e sono pronti ad impegnarsi per rimediare e per fare di meglio in futuro.
Come avrete capito, Darius, va tutto bene (forse) è uno di quei romanzo dove si affrontano vari temi importanti e l'identità birazziale e la difficoltà a sentire veramente propria una parte di sé stessi ed il rapporto complicato che c'è qualche volta tra genitori e figli sono solo alcuni di questi. Adib Khorram infatti ci parla anche di razzismo, di discriminazione, di pregiudizi (cose che sia Darius sia Sohrab capiscono purtroppo molto bene, essendo quest'ultimo ostracizzato a causa del suo credo religioso), di differenze culturali, di mascolinità tossica ma soprattutto di depressione una cosa con cui hanno a che fare sia Darius sia suo padre, mostrandoci in particolare come sia assolutamente possibile convincerci ma anche come, ancora oggi, molte persone abbiano un'idea completamente sbagliata di disturbi come la depressione appunto. Ora, essendo la maggior parte di questi temi lontana dalla mia esperienza e non possedendo abbastanza informazioni a riguardo, non posso proprio esprimermi sull'accuratezza della loro rappresentazione e della loro esplorazione, so che però Adib Khorram ha molte cose in comune con Darius pertanto non mi sembra molto azzardato affermare che si sia ispirato a sé stesso e alla sua vita per Darius, va tutto bene (forse), anche perché questi argomenti vengono affrontati con un tale realismo ed un tale rispetto che o l'autore si è rifatto alle sue esperienze o ha fatto le sue ricerche (e le ha fatte pure molto bene). L'obiettivo di Adib Khorram però non è quello di stravolgere la realtà ed infatti l'autore non ci nasconde le cose brutte che capitano a Darius né tantomeno sminuisce i lati negativi che accompagnano quasi tutti questi temi, ci mostra semplicemente le cose così come stanno senza però scadere mai nel campo del sensazionalismo e senza sfruttare le difficoltà di Darius come un pretesto (conveniente e pessimo) per creare drama.
Gli altri protagonisti indiscussi di Darius, va tutto bene (forse) sono senza dubbio l'Iran (Yazd in particolare) e la cultura persiana: Adib Khorram, con le sue descrizioni vivide e dettagliate al punto giusto, ci prende per mano e ci porta per le strade di Yazd oppure a far visita ad alcuni monumenti, statue e città importanti o degni di nota dell'Iran; l'arte però è solo uno dei tanti modi a cui l'autore ricorre per far conoscere bene - sia ai lettori sia a Darius - la cultura: lo fa anche attraverso il cibo - soprattutto attraverso i piatti più tradizionali - parlandoci delle festività più importanti, svelandoci le fondamentali norme sociali persiane spesso così diverse da quelle americane o ancora includendo frasi o modo di dire in farsi. La maggior parte dei libri che leggo è ambientata in luoghi che non ho mai visitato prima oppure con culture che, anche se di poco, sono comunque diverse dalla mia ma era da tanto tempo che non mi imbattevo in un libro come Darius, va tutto bene (forse), un romanzo in grado di farmi credere di star visitando pure io insieme a Darius Yazd e l'Iran, di rendermi familiare una cultura molto lontana dalla mia, di farmi sentire parte della grande famiglia di Darius.
Infine vorrei soffermarmi, molto brevemente, su una cosa a cui io di solito non do molto peso ovvero lo stile di scrittura; in realtà, a rimanermi impresso non è stato tanto lo stile di Adib Khorram in sé - che è semplice e senza fronzoli ma d'impatto - che io ho comunque apprezzato mikti, ma la sua abilità nel dare a Darius una voce incredibilmente particolare e riconoscibile facendolo così distinguere dalla massa e spiccare rispetto alla maggior parte dei protagonisti di libri YA letti negli ultimi anni.
In realtà, Darius, va tutto bene (forse) è il primo volume di una dilogia (almeno per ora) ed il secondo volume - Darius the Great Deserves Better - è già stato pubblicato in lingua originale qualche anno fa. Ovviamente, voglio assolutamente leggere il sequel, innanzitutto perché sarà un gran piacere ritrovare Darius e tutti gli altri personaggi ma anche perché nel secondo volume viene dato molto più spazio ad una cosa che in Darius, va tutto bene (forse) viene solamente accennata - il fatto che Darius sia gay - senza contare che quest'ultimo si ritroverà al centro di un bel triangolo amoroso, un trope che io personalmente adoro!
Darius, va tutto bene (forse) rientra tra i romanzi young adult contemporary più apprezzati degli ultimi anni e ciò ha sicuramente contribuito ad accrescere ulteriormente l'interesse e la curiosità che comunque già nutrivo per questo libro. Fortunatamente, si tratta di uno di quei casi dove i tanti pareri e le tante recensioni entusiasmanti sono assolutamente comprensibili e meritati: per quanto mi riguarda infatti, Darius, va tutto bene (forse) è riuscito addirittura a superare le mie aspettative piuttosto alte e a guadagnarsi - a ragione! - una posizione di primo piano tra i libri che ho preferito di più quest'anno!
Darius, va tutto bene (forse) può essere sicuramente considerato un romanzo character driven: la trama infatti è davvero molto semplice - Darius e tutta la sua famiglia si recano in Iran per stare un po' insieme alla famiglia della mamma - e non si verifica niente di veramente scioccante o sconvolgente, tanto che vi basterà leggere i primi capitoli del libro per farvi un'idea anche abbastanza precisa di quello che succederà nel corso della storia e per capire dove l'autore voglia andare a parare; a portare avanti la storia, a colpire e ad appassionare sono appunto i personaggi, in primis il protagonista Darius e le relazioni (qualche volta complicate) che ha con tutti gli altri personaggi. Nello specifico, Darius, va tutto bene (forse) si concentra sul bellissimo e toccante - sebbene non sempre facile - percorso che Darius deve compiere al fine di abbracciare finalmente la sua identità birazziale, in particolare la sua parte persiana, un percorso che gli farà anche rendere conto di essere abbastanza e di esserlo esattamente così com'è, senza dover cambiare assolutamente nulla di sé stesso. Darius è un protagonista che io personalmente ho adorato: per l'amore per le sue passioni (ci mancava poco che anche io diventassi una fan dei suoi libri e delle sue serie preferite!), per i suoi pensieri e sentimenti spesso contraddittori ma per questo incredibilmente realistici, per i suoi pregi ma anche per i suoi difetti che contribuiscono a renderlo un personaggio a tutto tondo, di facile comprensione e a cui è praticamente impossibile non affezionarsi, proprio perché l'autore non ci tiene nascosto niente del protagonista di Darius, va tutto bene (forse). Insomma, Adib Khorram è riuscito ad approfondire e farmi conoscere Darius talmente tanto bene che alla fine non mi sembrava più un personaggio fittizio ma una persona vera e propria.
Darius però è circondato da un esteso cast di personaggi e molto spazio viene dedicato anche a loro, soprattutto al legame che li unisce a Darius; Darius si ritrova quindi a che fare con rapporti che vanno approfonditi, prima di recarsi in Iran per esempio Darius aveva visto i suoi nonni materni solo attraverso uno schermo mentre adesso ha finalmente la possibilità di vederli dal vivo e di conoscerli come si deve ed è molto interessante leggere di Darius che deve rapportarsi con queste due persone che sono sì, suoi parenti ma anche, sostanzialmente, degli estranei e vederlo creare con loro due rapporti molto diversi (dopotutto il nonno e la nonna si pongono nei suoi confronti in maniera molto differente), una cosa che ho trovato molto credibile e realistica, oppure con rapporti che devono in un certo senso essere recuperati come quello con suo padre, da qualche anno a questa parte infatti Darius e suo padre hanno una relazione a dir poco tesa con il padre che sembra costantemente criticarlo per cose che Darius non può controllare e con quest'ultimo che di conseguenza si sente sempre giudicato e sotto pressione, senza sapere nemmeno che cosa fare per rendere suo padre finalmente felice e soddisfatto, la situazione poi è resa ancora più difficile dall'incapacità di entrambi di comunicare l'uno con l'altro e di confrontarsi apertamente e con sincerità ed è proprio su ciò che dovranno lavorare sia Darius sia suo padre nel corso di Darius, va tutto bene (forse). A Yazd - dove è ambientata nello specifico la storia - però Darius fa la conoscenza e deve relazionarsi anche con persone completamente nuove, fra queste va assolutamente menzionato Sohrab, un ragazzo della sua età nonché vicino di casa dei nonni che decide di prendere il protagonista sotto la sua ala e di fare il possibile per farlo sentire a casa e con il quale nascerà una bellissima amicizia.
Ad avermi colpito di Darius, va tutto bene (forse) non è stata solo solo l'attenta ed approfondita esplorazione delle relazioni presenti al suo interno ma anche (e in certi casi soprattutto) l'abilità di Adib Khorram di sviluppare tutti questi personaggi secondari come si deve e di creare quindi un cast estremamente complesso ed interessante, nonostante l'ovvio limite rappresentato dal fatto che la storia ci viene raccontata solo dal punto di vista di Darius, per cui i personaggi li vediamo solamente attraverso i suoi occhi. Io ho particolarmente apprezzato la dinamicità che caratterizza in pratica tutti i personaggi di Darius, va tutto bene (forse): a partire dal protagonista, che come ho già sottolineato andrà incontro a dei cambiamenti molto importanti su vari fronti nel corso della storia, fino ad arrivare ai personaggi secondari; pure questi ultimi infatti sono piuttosto dinamici (soprattutto i genitori di Darius) e sebbene nel loro caso non abbiamo la possibilità di seguire da vicino e passo dopo passo il loro percorso è evidente che pure loro ne compiono uno, pure loro cominciano a prendere coscienza di determinate cose, ad aprire gli occhi e a riconoscere i proprio errori. Insieme a Darius, i personaggi secondari (o comunque la maggior parte) alla fine di Darius, va tutto bene (forse) appaiono chiaramente trasformati (decisamente in meglio) e sono pronti ad impegnarsi per rimediare e per fare di meglio in futuro.
Come avrete capito, Darius, va tutto bene (forse) è uno di quei romanzo dove si affrontano vari temi importanti e l'identità birazziale e la difficoltà a sentire veramente propria una parte di sé stessi ed il rapporto complicato che c'è qualche volta tra genitori e figli sono solo alcuni di questi. Adib Khorram infatti ci parla anche di razzismo, di discriminazione, di pregiudizi (cose che sia Darius sia Sohrab capiscono purtroppo molto bene, essendo quest'ultimo ostracizzato a causa del suo credo religioso), di differenze culturali, di mascolinità tossica ma soprattutto di depressione una cosa con cui hanno a che fare sia Darius sia suo padre, mostrandoci in particolare come sia assolutamente possibile convincerci ma anche come, ancora oggi, molte persone abbiano un'idea completamente sbagliata di disturbi come la depressione appunto. Ora, essendo la maggior parte di questi temi lontana dalla mia esperienza e non possedendo abbastanza informazioni a riguardo, non posso proprio esprimermi sull'accuratezza della loro rappresentazione e della loro esplorazione, so che però Adib Khorram ha molte cose in comune con Darius pertanto non mi sembra molto azzardato affermare che si sia ispirato a sé stesso e alla sua vita per Darius, va tutto bene (forse), anche perché questi argomenti vengono affrontati con un tale realismo ed un tale rispetto che o l'autore si è rifatto alle sue esperienze o ha fatto le sue ricerche (e le ha fatte pure molto bene). L'obiettivo di Adib Khorram però non è quello di stravolgere la realtà ed infatti l'autore non ci nasconde le cose brutte che capitano a Darius né tantomeno sminuisce i lati negativi che accompagnano quasi tutti questi temi, ci mostra semplicemente le cose così come stanno senza però scadere mai nel campo del sensazionalismo e senza sfruttare le difficoltà di Darius come un pretesto (conveniente e pessimo) per creare drama.
Gli altri protagonisti indiscussi di Darius, va tutto bene (forse) sono senza dubbio l'Iran (Yazd in particolare) e la cultura persiana: Adib Khorram, con le sue descrizioni vivide e dettagliate al punto giusto, ci prende per mano e ci porta per le strade di Yazd oppure a far visita ad alcuni monumenti, statue e città importanti o degni di nota dell'Iran; l'arte però è solo uno dei tanti modi a cui l'autore ricorre per far conoscere bene - sia ai lettori sia a Darius - la cultura: lo fa anche attraverso il cibo - soprattutto attraverso i piatti più tradizionali - parlandoci delle festività più importanti, svelandoci le fondamentali norme sociali persiane spesso così diverse da quelle americane o ancora includendo frasi o modo di dire in farsi. La maggior parte dei libri che leggo è ambientata in luoghi che non ho mai visitato prima oppure con culture che, anche se di poco, sono comunque diverse dalla mia ma era da tanto tempo che non mi imbattevo in un libro come Darius, va tutto bene (forse), un romanzo in grado di farmi credere di star visitando pure io insieme a Darius Yazd e l'Iran, di rendermi familiare una cultura molto lontana dalla mia, di farmi sentire parte della grande famiglia di Darius.
Infine vorrei soffermarmi, molto brevemente, su una cosa a cui io di solito non do molto peso ovvero lo stile di scrittura; in realtà, a rimanermi impresso non è stato tanto lo stile di Adib Khorram in sé - che è semplice e senza fronzoli ma d'impatto - che io ho comunque apprezzato mikti, ma la sua abilità nel dare a Darius una voce incredibilmente particolare e riconoscibile facendolo così distinguere dalla massa e spiccare rispetto alla maggior parte dei protagonisti di libri YA letti negli ultimi anni.
In realtà, Darius, va tutto bene (forse) è il primo volume di una dilogia (almeno per ora) ed il secondo volume - Darius the Great Deserves Better - è già stato pubblicato in lingua originale qualche anno fa. Ovviamente, voglio assolutamente leggere il sequel, innanzitutto perché sarà un gran piacere ritrovare Darius e tutti gli altri personaggi ma anche perché nel secondo volume viene dato molto più spazio ad una cosa che in Darius, va tutto bene (forse) viene solamente accennata - il fatto che Darius sia gay - senza contare che quest'ultimo si ritroverà al centro di un bel triangolo amoroso, un trope che io personalmente adoro!