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momotan 's review for:
Le tre stimmate di Palmer Eldritch
by Philip K. Dick, Carlo Pagetti, Umberto Rossi
Ci sono autori per i cui libri spesso si finisce col dire "fare una recensione di questo titolo è molto difficile, il libro è troppo complesso e sfaccettato".
Poi c'è questo libro, che riprende il concetto di cui sopra e lo eleva.
Perché è difficile anche solo parlare, di questo libro.
Di cosa si dovrebbe parlare?
Del rapporto tra il reale e l'allucinatorio, presente anche in altri libri di Dick ma che qui sembra urlare "Inception è mio figlio"?
Del mondo decadente, delle colonie ancor più decadenti, e della selezione della specie su base finanziaria grazie alla medicina evoluzionista?
Della circolarità del libro, tra precognizioni e universi fittizi che si rincorrono facendosi beffe del tempo?
Dell'evasione rimasta ai coloni, la droga Can-D?
Della misteriosa e pervasiva Chew-Z, che mescola reale e irreale fino a far perdere ogni senso a questi termini?
Di Palmer Eldritch e del concetto di divino? Delle sue reali intenzioni?
Di Leo, del destino che cerca di compiere, dell'uomo che uccide Dio?
Di Barney, l'uomo comune e debole per antonomasia, che sacrifica tutto per ottenere briciole di potere, per poi perdere tutto per paura, che cerca la morte senza avere la forza di cercarla realmente, che vive nel passato impaurito dal futuro, ma che alla fine nel punto più basso trova la forza di ribellarsi e di tirarsene fuori?
Ci sarebbe troppo di cui parlare, penso sia più materiale da saggio che non da breve recensione.
E sicuramente si tratta di un tema su cui si possono esprimere persone autorevoli, con studi alle spalle e che abbiano letto tutta l'opera Dickiana.
Io posso solo dire che ho divorato questo libro, ne sono rimasto affascinato e intendo tornare a tuffarmi nelle opere di Dick quanto prima.
Poi c'è questo libro, che riprende il concetto di cui sopra e lo eleva.
Perché è difficile anche solo parlare, di questo libro.
Di cosa si dovrebbe parlare?
Del rapporto tra il reale e l'allucinatorio, presente anche in altri libri di Dick ma che qui sembra urlare "Inception è mio figlio"?
Del mondo decadente, delle colonie ancor più decadenti, e della selezione della specie su base finanziaria grazie alla medicina evoluzionista?
Della circolarità del libro, tra precognizioni e universi fittizi che si rincorrono facendosi beffe del tempo?
Dell'evasione rimasta ai coloni, la droga Can-D?
Della misteriosa e pervasiva Chew-Z, che mescola reale e irreale fino a far perdere ogni senso a questi termini?
Di Palmer Eldritch e del concetto di divino? Delle sue reali intenzioni?
Di Leo, del destino che cerca di compiere, dell'uomo che uccide Dio?
Di Barney, l'uomo comune e debole per antonomasia, che sacrifica tutto per ottenere briciole di potere, per poi perdere tutto per paura, che cerca la morte senza avere la forza di cercarla realmente, che vive nel passato impaurito dal futuro, ma che alla fine nel punto più basso trova la forza di ribellarsi e di tirarsene fuori?
Ci sarebbe troppo di cui parlare, penso sia più materiale da saggio che non da breve recensione.
E sicuramente si tratta di un tema su cui si possono esprimere persone autorevoli, con studi alle spalle e che abbiano letto tutta l'opera Dickiana.
Io posso solo dire che ho divorato questo libro, ne sono rimasto affascinato e intendo tornare a tuffarmi nelle opere di Dick quanto prima.