A review by novalgina
Accabadora by Michela Murgia

5.0

Tzia Bonaria Urrai vede in Maria qualcosa che gli altri non vedono e, consapevole delle difficoltà economiche della sua famiglia, ne approfitta per richiederla come "figlia dell'anima", un metodo di sopravvivenza in voga non solo in Sardegna, ma in tutta Italia fin dal primo dopoguerra. Quindi Maria cambia casa, madre, stile di vita; cresce più rispettosa, più acculturata, più donna. Ma tra lei e Tzia Bonaria c'è un segreto enorme, che la vecchia donna non si sente ancora pronta a rivelare: è un'accabadora, una figura che si ritiene fosse leggendaria, ma che niente lascia credere mai esistita davvero. Tzia Bonaria Urrìa è colei che mette fine alla vita degli infermi e dei morenti, l'ultima madre. Un atto di pietà che oggi si chiama eutanasia.
Questo segreto, una volta rivelato, dividerà le due donne, finché non sarà Tzia Bonaria ad avere bisogno di un'accabadora e la ricercherà in Maria, che assolutamente rifiuterà l'idea. Si prenderà cura di lei il più possibile, finché l'atto di pietà non le si paleserà davanti agli occhi, inevitabile.
Il libro è scritto in maniera magistrale, Michela Murgia con le parole ci sa davvero fare. Il libro scorre bene, emoziona, tocca corde tese che tutti abbiamo nell'animo inconsapevoli che siano loro a vibrare quando leggiamo di "una decomposizione senza morte". Ma soprattutto racconta uno spaccato della storia italiana che ci rende nostalgici, avidi di ricordi.
Personalmente, le corde che hanno vibrato in me sono state tante, alcune sono talmente tanto logorate che sono state lì lì per spezzarsi e la storia mi ha molto commosso.

«Ogni volta che si levava quel lamento dalla musicalità sguaiata, era come se ai sorenesi venissero cantati i dolori di ogni casa, quelli presenti e quelli andati, perché il lutto di una famiglia risvegliava la memoria mai sopita di tutti i singoli pianti passati.»

«-Non dire mai: di quest'acqua io non ne bevo. Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata.-»