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A review by fede1
La canzone di Achille by Madeline Miller
5.0
Da grande amante della mitologia greca non potevo esimermi dal recuperare questo romanzo, un retelling dell'Iliade che segue però le vicende di due dei suoi protagonisti, Achille, il giovane semidio principe di Ftia e del suo fedele Therapon Patroclo.
Quando mi sono approcciata a quest'opera non avevo altissime aspettative (nonostante le tantissime recensioni positive che si possono trovare su internet che, come sappiamo, non sono sempre rappresentative del valore dell'opera) e mi aspettavo una rivisitazione un po' banalotta, completamente incentrata sulla relazione tra i due protagonisti, scritta solo per lucrare su tutte le persone che feticizzano le relazioni omosessuali.
Fortunatamente non è stato così.
Partiamo dallo stile, che ho amato, in quanto l'autrice ha cercato di mantenere il tono alto e il linguaggio aulico proprio della mitologia. Mi rendo conto però che per alcune persone questo tipo di stile, che io adoro, potrebbe risultare pesante e ridondante.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa dai temi trattati in questo romanzo, alcuni in modo più approfondito, altri solamente accennati, ma comunque mai usati solo come espediente per far procedere la storia.
Troviamo infatti il tema del sessismo e del "ruolo" delle donne nella Grecia antica. Le donne infatti, all'epoca, non erano altro che merci di scambio tra i re, bottini di guerra, amanti che dovevano solo soddisfare i desideri, sessuali o meno, degli uomini. Viene affrontato il tema della violenza, di ogni tipo, sessuale, fisica e psicologica e degli effetti che questa può procurare.
Soprattutto viene affrontato il ruolo della gloria e dell'onore, che erano centrali per gli eroi greci ed erano considerati addirittura più importanti della stessa vita.
Un'altra cosa molto positiva è stata la rappresentazione degli dei, che sono stati dipinti in modo molto coerente con il mito originale. Vediamo infatti gli dei come esseri superiori, a cui piace giocare con le vite degli uomini come fossero pezzi in una scacchiera, usati solo per il proprio tornaconto e divertimento. Sono misteriosi, capricciosi, terrifici ed estremamente vendicativi; sono superiori rispetto agli umani e non perdono nessuna occasione per dimostrarlo.
La storia tra Achille e Patroclo è straziante, dolceamara ma anche molto delicata. Ho adorato la visione realistica che l'autrice ha voluto dare alla loro storia, con uno sviluppo lento e una crescita costante, costellata di ostacoli (non dimentichiamo che Achille ha un principe e in quanto tale ha diritti e doveri); i dubbi,soprattutto da parte di Patroclo, che si domanda se è veramente adatto ad essere il compagno di Achille; soprattutto la lenta scoperta di sè stesso e del'altro .
Nonostante il personaggio di Patroclo sia diverso da quello del mito, in cui è un abile guerriero, questa sua debolezza nel combattimento e paura della violenza della guerra è funzionale a renderlo completamente diverso da Achille, creando un contrasto che ho molto apprezzato (così come l'assenza dei soliti clichè presenti nei romanzi rosa).
Di Patroclo ho apprezzato anche la crescita, da ragazzino debole, codardo e impacciato a ragazzo prima, uomo poi, deciso e determinato. Ho anche piano piano imparato a comprendere e internalizzare le sue debolezze, le sue insicurezze e il suo dolore. Questo mi ha permesso di riuscire ad immedesimarmi molto nel suo personaggio e di soffrire e gioire con lui durante tutto il romanzo.
Patroclo sa che nessuno lo considera un degno compagno per Achille, Teti glielo dice apertamente, altri glielo fanno notare in modo più velato ma lui anche grazie alle costanti rassicurazioni del suo amato, continua a lottare per i propri sentimenti.
La storia d'amore tra i due è dolce e totalizzante e lascia anche un po' l'amaro in bocca, soprattutto perchè comunque una storia seria omosessuale era strana e non approvata nemmeno nell'antica società greca. Era infatti considerato normale per un ragazzino avere un amante fino ai sedici anni, considerata la fine dell'adolescenza, superata la quale un uomo avrebbe dovuto prendere moglie e, al massimo, avere amanti occasionali.
Achille è invece più fedele al mito, sia nell'aspetto che nel carattere, soprattutto per quanto riguarda il suo forte senso dell'onore ed il suo orgoglio. Sarà proprio questo suo attaccamento all'onore ed il suo orgoglio a portarlo alla rovina e alla morte del sua amante e poi alla sua.
La parte finale, da dopo la morte di Patroclo è stata veramente dolorosa, l'autrice riesce a trasmettere tutto il dolore di Achille per la morte dell'amante, avvenuta a causa sua, il dolore di Patroclo che non può ricongiungersi al suo amato nell'Ade e anche il dolore di Teti, che ha perso tutto ciò per cui si era sacrificata fino a quel momento.
Se amate la mitologia greca leggetelo, fatevi questo favore.
Quando mi sono approcciata a quest'opera non avevo altissime aspettative (nonostante le tantissime recensioni positive che si possono trovare su internet che, come sappiamo, non sono sempre rappresentative del valore dell'opera) e mi aspettavo una rivisitazione un po' banalotta, completamente incentrata sulla relazione tra i due protagonisti, scritta solo per lucrare su tutte le persone che feticizzano le relazioni omosessuali.
Fortunatamente non è stato così.
Partiamo dallo stile, che ho amato, in quanto l'autrice ha cercato di mantenere il tono alto e il linguaggio aulico proprio della mitologia. Mi rendo conto però che per alcune persone questo tipo di stile, che io adoro, potrebbe risultare pesante e ridondante.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa dai temi trattati in questo romanzo, alcuni in modo più approfondito, altri solamente accennati, ma comunque mai usati solo come espediente per far procedere la storia.
Troviamo infatti il tema del sessismo e del "ruolo" delle donne nella Grecia antica. Le donne infatti, all'epoca, non erano altro che merci di scambio tra i re, bottini di guerra, amanti che dovevano solo soddisfare i desideri, sessuali o meno, degli uomini. Viene affrontato il tema della violenza, di ogni tipo, sessuale, fisica e psicologica e degli effetti che questa può procurare.
Soprattutto viene affrontato il ruolo della gloria e dell'onore, che erano centrali per gli eroi greci ed erano considerati addirittura più importanti della stessa vita.
Un'altra cosa molto positiva è stata la rappresentazione degli dei, che sono stati dipinti in modo molto coerente con il mito originale. Vediamo infatti gli dei come esseri superiori, a cui piace giocare con le vite degli uomini come fossero pezzi in una scacchiera, usati solo per il proprio tornaconto e divertimento. Sono misteriosi, capricciosi, terrifici ed estremamente vendicativi; sono superiori rispetto agli umani e non perdono nessuna occasione per dimostrarlo.
La storia tra Achille e Patroclo è straziante, dolceamara ma anche molto delicata. Ho adorato la visione realistica che l'autrice ha voluto dare alla loro storia, con uno sviluppo lento e una crescita costante, costellata di ostacoli (non dimentichiamo che Achille ha un principe e in quanto tale ha diritti e doveri); i dubbi,soprattutto da parte di Patroclo, che si domanda se è veramente adatto ad essere il compagno di Achille; soprattutto la lenta scoperta di sè stesso e del'altro .
Nonostante il personaggio di Patroclo sia diverso da quello del mito, in cui è un abile guerriero, questa sua debolezza nel combattimento e paura della violenza della guerra è funzionale a renderlo completamente diverso da Achille, creando un contrasto che ho molto apprezzato (così come l'assenza dei soliti clichè presenti nei romanzi rosa).
Di Patroclo ho apprezzato anche la crescita, da ragazzino debole, codardo e impacciato a ragazzo prima, uomo poi, deciso e determinato. Ho anche piano piano imparato a comprendere e internalizzare le sue debolezze, le sue insicurezze e il suo dolore. Questo mi ha permesso di riuscire ad immedesimarmi molto nel suo personaggio e di soffrire e gioire con lui durante tutto il romanzo.
Patroclo sa che nessuno lo considera un degno compagno per Achille, Teti glielo dice apertamente, altri glielo fanno notare in modo più velato ma lui anche grazie alle costanti rassicurazioni del suo amato, continua a lottare per i propri sentimenti.
La storia d'amore tra i due è dolce e totalizzante e lascia anche un po' l'amaro in bocca, soprattutto perchè comunque una storia seria omosessuale era strana e non approvata nemmeno nell'antica società greca. Era infatti considerato normale per un ragazzino avere un amante fino ai sedici anni, considerata la fine dell'adolescenza, superata la quale un uomo avrebbe dovuto prendere moglie e, al massimo, avere amanti occasionali.
Achille è invece più fedele al mito, sia nell'aspetto che nel carattere, soprattutto per quanto riguarda il suo forte senso dell'onore ed il suo orgoglio. Sarà proprio questo suo attaccamento all'onore ed il suo orgoglio a portarlo alla rovina e alla morte del sua amante e poi alla sua.
La parte finale, da dopo la morte di Patroclo è stata veramente dolorosa, l'autrice riesce a trasmettere tutto il dolore di Achille per la morte dell'amante, avvenuta a causa sua, il dolore di Patroclo che non può ricongiungersi al suo amato nell'Ade e anche il dolore di Teti, che ha perso tutto ciò per cui si era sacrificata fino a quel momento.
Se amate la mitologia greca leggetelo, fatevi questo favore.