A review by lara_bookella
Diario di Zlata by Zlata Filipović

informative tense slow-paced

4.0

La cosa che mi ha colpito profondamente di questo diario è che è la storia di una ragazza dei nostri giorni, dei miei giorni: Anna Frank non parlava di MTV e di Madonna e questo la trasportava in un passato non troppo remoto ma comunque troppo lontano per essere reale.
Zlata invece racconta una vita che ho vissuto anche io, ed è agghiacciante pensare che quel dolore, quell’orrore, quella paura sia stata reale, sotto casa nostra e l’altro ieri. Davvero, trovo spaventoso questo racconto, forse perché mi illudevo che dopo quei racconti tragici di shoah e di morte gli uomini avrebbero imparato a non spararsi più, e invece… dopo neanche cinquant’anni, la cosa si ripete. Uguale a prima. Senza senso come prima.

Purtroppo il libro si interrompe durante l’assedio e Zlata non racconta della fine della guerra e del ritorno alla normalità: unico piccolo neo di questo diario semplice e intenso.

Non paragonatelo però al diario di Anna Frank: Zlata non vuole perché non vuole fare la stessa fine e io non penso siano simili: il diario di Anna è più lirico e aulico, più “alto”, meno spontaneo, semplice e diretto.

Io non so cosa sia la guerra. Vedo le immagini in televisione e so che mio cugino gioca a questi videogame in cui si devono ammazzare i nemici… e pensavo che la guerra fosse così: carri armati, spari e sangue, morti e feriti per strada.
Certo, la guerra è anche questo… ma dal diario di Zlata si vede come la gente normale la vive: nella paura, nel freddo e nel buio di quando mancano gas ed elettricità, nel silenzio opprimente delle cantine dove ci si rifugia per sfuggire ai colpi di mortaio. La guerra non è rossa e rovente di sangue e di spari. È buia e fredda. E fa paura. Ma non di quella paura dei videogiochi o dei film o delle scene in tv. La paura di non vedere tornare la tua mamma che è andata dai vicini, la paura di non potersi avvicinare alla finestra, la paura di non poter più tornare a studiare e di veder sfumare sogni e progetti perché si vive un giorno solo alla volta, senza sapere mai se si tornerà alla normalità.
Non credo di aver capito cosa sia la guerra… e mi auguro di non capirlo mai. Ma vi assicuro che dopo aver letto questo libro sono veramente estremamente felice della mia vita qui, ora, pur con tutti i suoi difetti. Forse dovremmo ricordarci più spesso di quanto una vita normale sia tutto, tranne che una cosa scontata.

Per finire questo post vorrei dire una sola cosa, che dopo aver letto questo libro ed essere stata a Sarajevo di persona penso sia ancora più vera: il mondo non viene cambiato dai leader politici, dai personaggi di una qualche religione o dall’economia. Il mondo viene cambiato dalle persone. Dai piccoli gesti cortesi che ognuno può fare ai suoi vicini.
Il mondo si cambia una persona alla volta.